Foto: MMC RTV SLO/ARC
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L’accordo, noto come “Trattato pandemico”, nasce come risposta alle lacune emerse durante la pandemia di COVID-19, in particolare per quanto riguarda la distribuzione disomogenea di vaccini, la trasparenza nella condivisione dei dati sanitari e la cooperazione scientifica tra Stati. La bozza attuale punta a rafforzare i sistemi sanitari globali, garantire una risposta più rapida e coordinata alle emergenze sanitarie e creare un meccanismo vincolante di solidarietà internazionale. Uno dei principali ostacoli alla finalizzazione dell’accordo riguarda la condivisione obbligatoria delle tecnologie e dei brevetti per la produzione di vaccini e medicinali. I Paesi in via di sviluppo, sostenuti da organizzazioni come Medici senza Frontiere, chiedono che l’accordo preveda misure concrete e legalmente vincolanti per assicurare l’accesso equo alle innovazioni sanitarie. Al contrario, alcuni Stati ad alto reddito - tra cui Germania, Svizzera e Stati Uniti - esprimono preoccupazioni per la tutela della proprietà intellettuale, sostenendo che un’eccessiva pressione sulla condivisione delle tecnologie possa disincentivare l’innovazione nel settore privato. “Abbiamo raggiunto un’intesa di principio, ma la versione finale dovrà ancora essere approvata da tutti gli Stati membri,” ha dichiarato Anne-Claire Amprou, co-presidente del gruppo negoziale e ambasciatrice francese per la salute globale. Le delegazioni si riuniranno nuovamente martedì a Ginevra, in una sessione che potrebbe essere decisiva. Se approvato, il trattato pandemico rappresenterebbe la prima grande riforma del regolamento sanitario internazionale degli ultimi vent’anni. L’Assemblea Mondiale della Sanità, prevista dal 27 maggio all’1 giugno 2025, sarà l’arena finale in cui i Paesi membri dovranno decidere se compiere questo storico passo verso una governance sanitaria più equa e globale.
M.N.