Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

"Bisogna coniugare apertura e stabilità" ha spiegato il vescovo di Trieste, monsignor Enrico Trevisi, durante la presentazione del progetto "Spazio 11 - Sala di attesa solidale".

"Un tassello della grande mappa della solidarietà che già è presente e che vogliamo incrementare e che spazia in tutte le direzioni della sofferenza e delle povertà materiali e spirituali", ha aggiunto ancora Trevisi.

Per riconoscere dignità ai migranti che arrivano a Trieste dalla Rotta balcanica è stata quindi allestita una sorta di "sala d'attesa" dove le persone troveranno la possibilità di non dormire all'addiaccio, per strada, dopo la chiusura del Silos, struttura che fungeva da rifugio per centinaia di persone.

Della realizzazione del progetto ci ha parlato il presidente di Donk, associazione di volontariato socio-sanitaria che offre assistenza gratuita a chi non può accedere alle cure mediche, Stefano Bardari:

"Noi partiamo sempre da quello che vediamo, dai bisogni del territorio e ogni volta che si arriva in Stazione, da ormai più di un anno, si possono vedere le persone che sono in piazza. Abbiamo fatto anche il monitoraggio della salute al Silos, l'anno scorso e vedevamo, proprio a 500 metri da quello che è il salotto buono di Trieste, Piazza Unità d'Italia, persone, tra cui anche donne e bambini, costrette a dormire al freddo, per terra e quindi anche oggetto magari di possibili atti di criminali da parte di persone di malaffare. Questo per noi, per tante associazioni ed anche per la Caritas e UNHCR non era accettabile. Quindi questo progetto è nato già da tanti mesi, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato di capire cosa potessimo fare noi; dal punto di vista sanitario potevamo dare un aiuto; quindi, abbiamo continuato a fare questo monitoraggio della salute per strada. Ed adesso abbiamo contribuito a trovare questo posto, dove appunto poter visitare le persone con dignità, tra quattro mura, al caldo.
Quindi, come diceva anche monsignor Trevisi, questo è un tassello che si va ad aggiungere alla mappa della solidarietà. Quello che ci preme sottolineare è che è un tassello innovativo, nel senso che si parla sempre di centri di accoglienza o di dormitori e questo non è né l'uno né l'altro, è un qualcosa che in Italia, in realtà, non mi risulta presente in altri posti. Si tratta di una sala d'attesa ed un'altra cosa che per noi è importante, è che è stato realizzato solo con le nostre risorse; in futuro probabilmente chiederemo un aiuto alla società civile o alle fondazioni, ma attualmente non è oggetto di convenzioni o di pagamenti da parte delle istituzioni; quindi, assolutamente è un qualcosa proprio per rispondere a quella che è la problematica che noi troviamo sul territorio".

È una scelta vostra quella di non coinvolgere altre istituzioni al di là della Chiesa o è stata una necessità?

"Ma no, assolutamente. Noi collaboriamo sempre sia con le Istituzioni e basti vedere anche alla presentazione di oggi era presente ASUGI con la dottoressa Dalcin e la dottoressa Breda, ma con tutte le altre Istituzioni, dal Prefetto alla Questura. Però diciamo che poi nella pratica sanno tutti di questo progetto, anche perché la nostra mission è proprio quella di operare insieme con le Istituzioni. Però certo, poi quando si fanno i progetti, c'è bisogno di fare le cose, di essere pratici, di essere veloci, di rispondere a quelle che sono le esigenze e quindi per questo motivo c'è bisogno di di fare quello che si può, rimboccandosi le maniche".

Lei ha sottolineato che prendersi cura dei migranti provenienti dalla Rotta balcanica, è in realtà un modo di prendersi cura di tutta la Comunità.

"Sì, assolutamente. Una cosa che noi diciamo sempre. Siamo un'associazione apartitica, laica ed a prescindere da come la si pensa facciamo comunque un servizio per tutta la Comunità. Tutelare la salute degli ultimi vuol dire tutelare la salute di tutti. Basti pensare che noi in queste ore visiteremo 30 persone in via Udine. Ad esempio, se queste persone, che non hanno tessera sanitaria, andassero tutte al pronto soccorso al Maggiore o Cattinara creerebbero un bel disservizio. Quindi l'attività dell'associazione è un bene per la Comunità triestina".

Un'ultima curiosità. L'argomento dei migranti del Silos ha diviso la città, tra chi si è mosso per portare un aiuto a chi invece avrebbe ritenuto giusto chiuderlo e non pensarci più. Questa vostra iniziativa, che ci ha spiegato, probabilmente aiuterà anche un po' a cambiare l'opinione pubblica.

"Io confido nelle persone, ho tanta, tanta fiducia nelle persone. Credo che molto spesso si parli senza conoscere, quindi io so benissimo che, se tante persone andassero a vedere, venissero con noi a vedere quello che noi conosciamo, bambini, donne, bravi ragazzi, che stanno lì a terra senza poter mangiare, con ferite, a 500 metri, come dicevo, da Piazza Unità d'Italia, sarebbero i primi ad industriarsi, a fare qualcosa. Devo dire che ci sono tante associazioni e tante persone, tanti volontari che si danno da fare ogni giorno. Non ci sono solo Donk, Caritas, UNHCR, ci sono tante associazioni che si danno da fare e si rimboccano le maniche per offrire assistenza e accoglienza".

Davide Fifaco