È iniziata con una lunga serie di botta e risposta fra maggioranza e opposizione la maratona del Consiglio comunale di Trieste, chiamato a discutere e votare nei prossimi giorni, il piano di riqualificazione del Porto vecchio, un investimento da almeno 600 milioni su 65 ettari dell’antico scalo, destinato a cambiare volto ed equilibri di Trieste, una delibera definita “storica” dall’assessore al Bilancio, Everest Bertoli, alla vigilia della seduta.
Sui lavori, aperti nel pomeriggio nell’aula di Palazzo Cheba, senza la presenza del sindaco Dipiazza impegnato a Roma, pesava l’ultimo sviluppo del dibattito sul Porto vecchio, vale dire la diffida a pronunciarsi sul progetto fatta pervenire alla Giunta e ai consiglieri, da parte di due legali, a titolo personale, che hanno avanzato dubbi su alcuni aspetti della procedura, come la mancanza di un dibattito pubblico prima dell’arrivo in aula, o la legittimità di un contratto misto di concessione ed alienazione.
Una richiesta a cui la Giunta comunale ha risposto con una lettera, replicando punto su punto, minacciando anche querele se emergesse che, per elaborare le tesi che chiedono il blocco della procedura fino a un parere della Corte dei Conti, siano stati utilizzati dei dati secretati.
Argomentazioni che sono tornate in aula in una lunga serie di pregiudiziali e richieste di rinvio poste dall’opposizione, con la richiesta di non votare la delibera (che una volta approvata darebbe via libera alla procedura di realizzazione del progetto), sistematicamente respinte però, dalla maggioranza. È tornata anche la richiesta di fermare tutto e di chiedere un parere preventivo alla Corte dei conti sulla legittimità e regolarità della procedura, e accanto alla necessità di coinvolgere le circoscrizioni, alle quali non sarebbe stata fornita la necessaria documentazione.
“In commissione – ha detto l’assessore Everest Bertoli –, per un totale di 20 ore, ho risposto a qualsiasi domanda, e mi hanno dato anche del bugiardo. Non è colpa mia se le risposte non vi piacciono”.
Dopo tre ore, l’aula ha cominciato ad esaminare nel merito il progetto, utilizzando anche per la prima volta le dotazioni multimediali dell’aula, recentemente rinnovata: “In questo progetto – ha detto Bertoli presentando il progetto – non c’è nulla di nascosto. Abbiamo deciso di portare avanti un progetto complessivo, in un’area totalmente abbandonata, investendo soldi pubblici per dotare l’area, totalmente abbandonata, di infrastrutture aumentando quindi il valore dei magazzini”.
Bertoli ha anche replicato alla lettera di diffida, “scritta da due avvocati – ha detto – che hanno detto di aver studiato i documenti, non si sa quali”, ha aggiunto, riferendosi al fatto che la documentazione sarebbe secretata e non accessibile se non ai componenti di Giunta e ai consiglieri comunali.
“Per anni – ha detto Bertoli - quest’area di questa città è stata bloccata, e mi dispiace che si perda tempo su cavilli burocratici e giuridici e su posizioni preconcette che vogliono il blocco della proposta o che propongono progetti irrealizzabili”.
Argomentazioni che non hanno spostato di molto le posizioni dell’opposizione, convinta che si stia cedendo un’area pregiata della città con troppa facilità, a un prezzo troppo basso, senza tutelare l’interesse pubblico e con falle nelle procedure che esporrebbero il progetto a facili ricorsi. Soprattutto però, secondo il centro sinistra il progetto non sarà utile alla città, non prevede attività produttive e industriali, e non ha una visione sul futuro di Trieste e dei suoi cittadini: “Dietro il progetto e i termini altisonanti c’è una verità – ha detto Riccardo Laterza di Adesso Trieste -, che non avete alcuna possibilità di controllare la sorte delle aree che verranno alienate e che, nonostante le promesse, il 70 per cento delle superfici cedute potranno essere utilizzate a scopo residenziale, dando via a un’operazione immobiliare e non a una riqualificazione”.
“Si vuol far passare questo progetto come un appuntamento con la storia, ma la storia ci prenderà a schiaffi – ha aggiunto Alberto Pasino di Punto Franco -. Non c’è alcun progetto di sviluppo del ruolo che Trieste dovrebbe avere, non c’è stata alcuna pubblicità per attirare investitori esteri, questa delibera è un disastro!”.
"Di certo - ha detto Francesco Russo del Pd - 10 anni fa quando ho sdemanializzato Porto vecchio per restituirlo ai triestini, non pensavo certamente di trasformarlo in una specie di Portopiccolo, e soprattutto non pensavo finisse svenduto per regalare qualche giorno di vacanza a qualche ricco turista straniero".
"Ritengo inaccettabile - ha detto di Alessandra Richetti dei 5 Stelle - che il Consiglio venga chiamato a deliberare senza la documentazione completa. Tutti i documenti, inclusi quelli interni, devono essere accessibili ai consiglieri per garantire il diritto di controllo e verifica. Senza tali garanzie, il rischio è di deliberare in maniera viziata e non trasparente".
Molte le contestazioni per l’assenza del sindaco Dipiazza, ma anche per l’assenza d’intervento ad parte dei consiglieri di maggioranza, che di fatto non hanno partecipato attivamente al dibattito.
In apertura di seduta la vicesindaca Serena Tonel aveva letto una breve commemorazione per le vittime dell’attacco del 7 ottobre 2024, chiedendo un minuto di silenzio. Il consigliere di Insieme Liberi, Ugo Rossi, non si è alzato, e all’invito del presidente Francesco Panteca a partecipare al minuto di silenzio, ha risposto denunciando “il genocidio dei palestinesi da parte di Israele”. Ne è seguita una discussione con minacce di allontanamento dall’aula e repliche di altri consiglieri, fino alla decisione di sospendere la seduta per calmare gli animi.
Alessandro Martegani