È diventata ormai una tradizione quella dell’attesa del venerdì, giorno in cui il governo verifica le cifre delle regioni per decidere se confermare o meno la fascia di colore delle regioni.
In Friuli Venezia Giulia, nonostante le cifre ancora importanti prodotte dall’epidemia, sia l’amministrazione regionale, sia la cittadinanza sembrano credere in un ritorno in zona gialla, che consentirebbe fra le altre cose di riprendere gli spostamenti fra comuni e riaprire, anche se solo fino alle 18:00, bar e ristoranti.
Lo stesso governatore Massimiliano Fedriga aveva confermato la discesa dell’indice di contagiosità Rt a meno di uno, la soglia che indica l’inizio della riduzione dei contagi. Il valore è passato da 1,09 a 0,92, nonostante i dati delle ultime 24 ore parlino di 772 nuovi contagi, pari al 7,74 per cento dei tamponi eseguiti, e 34 decessi, con un numero sostanzialmente stabile di pazienti in cura in terapia intensiva e ricoveri in altri reparti.
Cifre che confermano come il Friuli Venezia Giulia abbia avuto uno sviluppo differito dell’epidemia rispetto ad altre regioni, e ora stia seguendo la dinamica nazionale in ritardo. Una situazione che anche per il coordinatore della task force regionale che segue l’epidemia, il direttore scientifico dell'Ospedale Infantile Burlo Garofolo, Fabio Barbone, ascoltato dalla Terza commissione in Consiglio regionale, non consentirebbe il passaggio dalla zona arancione a quella gialla.
Fedriga ha sottolineato come “i dati dell'Istituto superiore di sanità evidenzino i passi in avanti compiuti in Friuli Venezia Giulia nella lotta al Covid-19”, ma ha anche invitato a non abbassare la guardia, non escludendo un’ordinanza regionale con misure aggiuntive nel caso Roma decidesse il passaggio in zona gialla, che in ogni caso dipende dal governo.
Accanto alla gestione dell’epidemia la regione, ha ricordato nel corso dell’audizione l’assessore alla salute Riccardo Riccardi, si sta anche preparando al piano di vaccinazioni anti-Covid, definito “il piano più grande della nostra storia che presenta una grande complessità anche di tipo organizzativo”. Per ora la regione avrebbe garantita una dotazione iniziale di vaccini di 120mila dosi, da utilizzare principalmente per il personale sanitario.
Alessandro Martegani