Anche nel comune di Staranzano l’attenzione nei prossimi giorni sarà puntata sulla sensibilizzazione al tema della violenza sulle donne. In vista della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita dall’Onu il 25 novembre, l’amministrazione comunale, in collaborazione con alcune associazioni culturali e alla Pro loco, ha organizzato una serie d’incontri e iniziative raccolte sotto il titolo “Avevo detto No! La violazione del corpo e dell’anima nelle donne vittime di violenza”.
Il programma, e più in generale il senso dell’iniziativa, sono stati illustrati questa mattina nella sala del Consiglio del comune di Staranzano dal sindaco, Marco Fragiacomo, e dall'assessora alla cultura e alle pari opportunità, Giuseppina Gambin.
L'incontro si è svolto a poche ore dalle dichiarazioni del ministro dell'istruzione, Giuseppe Valditara che, in un video messaggio inviato alla presentazione alla Camera dei deputati della Fondazione dedicata a Giulia Cecchettin, la ragazza uccisa un anno fa dall’ex fidanzato, ha aveva definito “ideologica” la lotta contro il patriarcato e, pur affermando che “ci sono ancora residui di maschilismo, di machismo, che vanno combattuti e che portano a considerare la donna come un oggetto”, aveva allargato il discorso al tema dell’immigrazione: “Deve essere chiara a ogni nuovo venuto la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso: occorre non far finta di non vedere che l'incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”. Parole che nulla hanno che vedere con il caso di Cecchettin.
Un riferimento all’intervento del Ministro è giunto dal sindaco Marco Fragiacomo, che ha invitato a non dare per scontati i principi di eguaglianza e di rispetto reciproco, “perché al di là delle norme – ha detto - permane nel nostro Paese una cultura maschilista”. “Proprio per questo – ha aggiunto - abbiamo organizzato questa rassegna piena di appuntamenti, e intendiamo supportare al massimo questi eventi che consentono di migliore la compressione del fenomeno”.
Il programma prevede sei giornate, tutte a ingresso libero, dal 22 novembre a 3 dicembre. Si parte con l’inaugurazione di un’installazione artistica, che vedrà anche degli interventi dedicati agli stereotipi che continuano a essere legati ai casi di violenza sulle donne. Il 23 novembre sarà la volta di una serie di letture itineranti nelle strade della città, dedicate al tema della negazione della dignità delle donne.
Due giorni dopo, ci sarà una conferenza che approfondirà le ragione della violenza e dell’odio degli uomini verso le donne, mentre il 29 novembre un incontro analizzerà dei casi di femminicidio e violenza sulle donne. Il 30 novembre ci sarà una rappresentazione teatrale sul tema in forma di reading, mentre l’ultima giornata, il 2 dicembre, sarà dedicata agli stereotipi sulle donne nei miti antichi, che si riflettono su molte situazioni attuali.
“Vogliamo affrontare questi temi in tutte le forme – ha detto Giuseppina Gambin -: quello della violenza sulle donne è un problema sistemico e strutturale, e anche trasversale, senza differenze di classe, che riguarda la nostra quotidianità. Il fine è indagare sui vari aspetti del fenomeno della violenza sulle donne, da varie prospettive”.
Anche Gambin ha poi commentato le parole di Valditara. “Ho letto le parole ‘non esiste il patriarcato’: è per questo che dicevo che quello della violenza sulle donne non è un tema, è un problema, è cultura, siamo noi, è il vissuto quotidiano di noi donne, di noi e degli uomini. Il patriarcato è una realtà sottile, profondamente radicato non solo nel maschile, ma anche, in forme molto sottili e sofisticate, nel femminile. Guardare a questo fenomeno così complesso da diversi punti di vista, scientifico, social, economico, giuridico e anche umanistico, forse ci permetterà di sviscerarlo, di analizzarlo, forse non di comprenderlo fino in fondo, ma di riuscire in qualche modo a comprendere che la donna è un individuo e che deve esserle riconosciuta, nel contesto familiare, nel contesto lavorativo, la libertà di scegliere ciò che è, e ciò che desidera essere”.
Non pensa che il principale nemico su questo tema sia la sottovalutazione: non è un fenomeno che viene negato, però forse viene, soprattutto da parte degli uomini, sottovalutato. Si dice che “è un elemento della cultura”, “non è tanto importante”, “alla fine va bene così…" “È vero, è sottovalutato perché tanto dal punto di vista economico, dal punto di vista sociale, comunque di fatto la donna lavora, di fatto esce. Sicuramente noi donne non viviamo come vivevano le nostre nonne, ma ci sono forme molto sottili di violenza di genere”.
“Mi riferisco alla violenza di tipo linguistico, non solo dal punto di vista lessicale: epiteti come ‘stupida’ o ‘ignorante’, ad esempio, per il modo in cui l'altro si rivolge a una donna, possono sottintendere un odio inconscio, un inconscio rancore, un inconscio di gelosia per il fatto di non riuscire a possedere, a determinare completamente quell'essere che abbiamo di fronte. Occupandomi prevalentemente di studi umanistici, ad esempio, mi sono trovata spesso a riscontrare la complessità, la ricchezza, il ventaglio di tipologie di divinità relative alla donna. C’è Penelope, c’è Cassandra, Antigone, Medea e non le cito tutte. Pensiamo per un attimo invece ai miti maschili: Achille, Agamennone, Ulisse, figure le cui caratteristiche si riducono a forza fisica e virtù nelle armi, punto. Questo mi fa pensare alla complessità della donna, che non è un vantaggio. La complessità spaventa perché chi ho di fronte, che sia un uomo, che sia una donna, mi vuole comprensibile, mi vuole chiara perché per possedere, per dominare, io devo conoscerti. La complessità della donna sfugge e questo spaventa l'uomo”.
Alessandro Martegani