Alla fine il presidente dell’Unione degli istriani Massimiliano Lacota ha fatto la conferenza sulla questione Adriatica da solo, visto che Alessandra Kersevan, Claudia Cernigoi e Sandi Volk non hanno accettato il suo appello al confronto. “L’invito è stato fatto pubblicamente sui social circa un mese fa”, ha detto Lacota ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta nonostante fosse intenzione dell’associazione garantire un confronto “garbato” in un contesto istituzionale. Lacota ha deciso, quindi, di esporre la sua posizione su queste tematiche con una specie di lezione frontale.
Secondo il presidente dell’Unione degli istriani, che è anche un appassionato di storia, questi tre ricercatori, che sono solo i più noti di un gruppo più ampio di storici che contestano la storia delle foibe e dell’esodo, non dicono delle falsità ma sono intellettualmente disonesti, visto che tendono ad omettere documenti e testimonianze che non sono funzionali alla loro interpretazione dei fatti. Per far capire meglio le modalità con le quali secondo lui agirebbero, Lacota ha presentato tutta una serie di documenti che vengono spesso usati da loro nelle presentazioni, discutendone l’attendibilità. Ha poi continuato affrontando una serie di temi legati al confine orientale che se trattati e comparati in un contesto più ampio perdono della forte connotazione antiitaliana che spesso contraddistingue l’interpretazione di questa frangia di storici.
Lacota ha anche parlato di Raoul Pupo, ricordando che nel 1998 lo storico triestino riferendosi all’esodo istriano, quarnerino e dalmata diceva in alcuni articoli che si era trattato di pulizia etnica, mentre solo qualche anno dopo aveva cambiato totalmente la sua posizione. Lacota ammette che lo storico è per sua natura è revisionista e che, quindi, può rivedere le sue interpretazioni, ma “come è possibile cambiare totalmente idea in così poco tempo? “Forse dipende da chi gli dà i fondi?”, ha chiesto retoricamente al pubblico.
“Il problema”, ci ha spiegato Massimiliano Lacota, “è che si possono raccontare storie in maniera diversa tralasciando fatti, testimonianze e documenti. Una cosa che fanno molto storici, non solo il gruppo del quale abbiamo parlato questa sera, per il quale, però, la cosa è evidente. Io, comunque, avrei piacere di poter avere un serio confronto con loro documenti alla mano, perché è troppo facile fare un’esposizione delle vicende, omettendo tutta una serie di circostanze che, invece, devono essere prese in considerazione se si vuole fare un lavoro storico ben fatto”.
Ma cosa pensa Lacota della mozione presentata in questi giorni in consiglio regionale?
“La mozione è molto chiara, e se ne può sentire colpito solo chi ha dei problemi rispetto a ciò che essa vuole indicare. Io trovo, invece, che la proposta vada nella direzione giusta, quanto meno come deterrente per chi con i fondi pubblici intende fare questa attività. È giusto ed è democratico che ognuno possa esprimere la propria opinione. La nostra costituzione, come tutte le costituzioni democratiche, lo prevedono. In questo caso, però, si intende dire solamente che fare della propaganda antistorica con dei soldi pubblici è sbagliato e ben venga questo provvedimento che il Presidente Fedriga aveva promesso e che puntualmente il consiglio regionale ha votato”.
Uno storico che ha polemizzato con questa mozione è stato Raul Pupo. Lacota durante questo incontro, parlando di lui e delle sue posizioni, ha fatto intendere un certo atteggiamento opportunista dimostrato dallo storico in questi anni.
“Pupo non è uno storico giovane, alle prime armi. È uno studioso navigato, con un’esperienza partitica e politica importante qui a Trieste. Effettivamente ha voluto fare una polemica e ci sono probabilmente delle motivazioni che io non ho intenzione di approfondire perché mi interessano relativamente. Ritengo che questa diatriba sia stata assolutamente fuori luogo e che non abbia portato a nulla, visto che il consiglio regionale ha varato questo provvedimento, la giunta ha detto che lo porterà avanti e non credo, inoltre, ci siano i presupposti per una sua invalidazione in quanto antidemocratico o addirittura anticostituzionale. La polemica sarebbe sicuramente arrivata in ogni caso, ma che a tirarla fuori sia stato Pupo mi è parso qualcosa di forzato, ma evidentemente, ribadisco, ci sono delle motivazioni”.
Sempre in riferimento a Pupo, Lacota ha sottolineato come nel 1998 lo storico parlasse in alcuni scritti sull’esodo di pulizia etnica, per poi smentire questa interpretazione solo pochi anni dopo.
“Se parliamo di revisionismo, quindi, bisognerebbe documentare le motivazioni di questo passaggio a posizioni completamente opposte. In un documento del 1998 Pupo dice che c’è stata l’espulsione del gruppo nazionale italiano e che c’è stato odio etnico. Nel Vademecum di qualche anno dopo tutto questo non c’è più. Il perché, però, bisognerebbe chiederlo a Pupo non a me.
Io mi sono occupato di esuli e di profughi per anni alla commissione europea, quando sono stato segretario di un’ONG che si occupava della questione, e ho capito come le pulizie etniche si manifestano in vari modi e che ci sono diversi programmi per metterle in atto. Ora probabilmente dal punto di vista documentale non c’è un progetto scritto in un archivio fedele su quello che è successo in Jugoslavia, però basta guardare i risultati. Non se n’è andato il 20 o il 30% della popolazione italiana, ma la grandissima maggioranza e quelli che non se ne sono andati avevano in gran parte un legame partitico politico, che li ha resi protagonisti nel modello socioculturale jugoslavo del regime di Tito”.
La politica uscirà mai da questi temi per lasciare una riflessione più serena rispetto a questi tragici eventi?
“Credo sia impossibile perché è difficile ottenere questo quando lo storico è militante o è pagato da un’organizzazione che fa riferimento alla politica. Posso fare esempi di storici tedeschi, spagnoli o dell’Europa orientale che quando trattano le medesime questioni hanno approcci diversi e giungono a conclusioni differenti; perciò bisogna capire come la ricerca è stata fatta e che interesse si ha a divulgarne i risultati. Determinati storici, sono sicuro, hanno i documenti che anche altri possiedono, ma semplicemente molto spesso non è opportuno farli conoscere per difendere una visione della storia di un certo tipo. Non condivido questo modo di operare, ma lo si trova un po' ovunque”.
In conclusione dell’incontro Lacota è tornato sulla Kersevan, sulla Cernigoi e su Volk, dicendo che si tratta di storici con un’impronta ideologica molto forte, tanto da essere forse al soldo di qualcuno.
“Bè ma d’altronde sono loro stessi a dimostrarlo”, dice il presidente dell’Unione degli istriani, “partecipano a manifestazioni fortemente caratterizzate e il loro intento è solo uno: smontare sistematicamente qualsiasi accusa mossa al partito comunista dell’epoca e alla Jugoslavia di Tito. Responsabilità che invece la storiografia più accreditata gli riconosce ormai da anni”.
Barbara Costamagna