Due modi diversi di ricordare il 15 settembre del 1947, data dell’entrata in vigore del trattato di Parigi.
I Movimenti indipendentisti, che chiedono l’applicazione del trattato e la ricostruzione del territorio libero di Trieste indipendente dall’Italia, si sono ritrovati nel capoluogo Giuliano e hanno attraversato le vie del centro.
Centinaia di persone che, al grido di “Trieste libera”, hanno sventolato bandiere rosse con l’alabarda, chiedendo la liberazione della città da quelle che vengono considerate dai militanti dei movimenti “forze di occupazione”. Ispiratore dell’iniziativa è Giorgio Marchesich, esponente storico dell’indipendentismo triestino e leader della Federazione del TLT, che ha riunito parte dei movimenti della città.
“Oggi - spiega - ricorre il 72 esimo anniversario della Costituzione del territorio Libero di Trieste: praticamente la nascita della nostra Patria, come previsto dall'articolo 21 del Trattato di Pace del 1947 che è anche legge dello Stato italiano. Festeggiamo questa nostra ricorrenza assieme a tutti gli altri movimenti che da anni fanno riferimento al trattato di pace, che per noi è come la Bibbia per i Cristiani”. “Per sostenere questo progetto – aggiunge – abbiamo però bisogno di una massa critica i cittadini: se i cittadini ci seguono, noi in breve tempo riusciremo ad applicare questo trattato di pace che significa avere una Trieste detassata, defiscalizzata, con meno accise sulla benzina e soprattutto non avere le tasse sulle pensioni, visto che a Trieste ci sono il 35 per cento di pensionati. Noi vogliamo semplicemente, democraticamente, civilmente, gandhianamente rivendicare i nostri diritti, ma abbiamo bisogno della gente, del popolo”. Marchesich per ora non si attende sponde da parte di altre forze politiche, soprattutto ora che la Lega ha abbandonato la linea secessionista: “In politica mai dire mai, questo sia ben chiaro, io ho anche militato nella Lega Nord quando rivendicava l’indipendenza del nord, rivendicava La Repubblica del Nord, la secessione. Oggi però con la Lega Nord non abbiamo nulla a che fare: gli unici indipendentisti, legalitari e legittimisti che dir voglia siamo noi”.
Non tutti però hanno aderito alla manifestazione: il movimento Trieste Libera ha si è infatti dissociato, e ha organizzato una mostra nella sede cittadina. Il gruppo infatti da anni ha scelto una via diversa, non presentandosi alle elezioni e percorrendo invece le strade giudiziarie e delle organizzazioni internazionali per veder riconosciuti quelli che ritiene essere i diritti negati della città. “Noi non siamo indipendentisti – spiega Paolo Parovel, Segretario generale del movimento - perché l'attuale territorio Libero di Trieste c’è già, è già indipendente dal 1947 per legge, anche italiana, quindi non vediamo perché si debba professare indipendentismo per una cosa che già esiste. Questi movimenti, - aggiunge - riguardo i manifestanti - avanzano rivendicazioni che sono contrarie a quelle che sono le norme di legge vigenti proprio sul territorio Libero di Trieste, si inventano governi provvisori, e soprattutto hanno uno scopo elettorale che noi non abbiamo. A noi – dice – interessa realizzare quelli che sono i nostri diritti economici fiscali e politici, secondo il diritto internazionale e anche il diritto italiano.” “Abbiamo - aggiunge - impostato non un'azione politico-elettorale locale, ma un'azione politica, diplomatica e informativa a largo raggio, con delle azioni legali nei confronti del Governo italiano, sul piano fiscale che è fondamentale per lo sviluppo della città, e anche per le imprese italiane. A Trieste il momento politico internazionale è favorevole perché, dopo la l'infelice tentativo del passato governo italiano di dare alla Cina il controllo del porto franco Internazionale e delle ferrovie qui di Trieste, si è risvegliato l'interesse dei governi, in particolare gli Stati Uniti, ma anche il Regno Unito, per conservare per Trieste questo suo ruolo di porto franco internazionale al servizio di tutti i paesi, senza che diventi la testa di ponte di una particolare potenza per la penetrazione in Europa.”
“Le nostre azioni principali - conclude - poi sono poi state impostate nei confronti dello Stato Italiano con due cause fiscali: una generale e una sulla applicazione dell'IVA. Per la prima siamo in grado d'appello e penso che andremo a sentenza fra novembre e dicembre, l'altra si svilupperà il prossimo anno. Se la situazione politica strategica internazionale sarà favorevole, la cosa si potrebbe anche risolvere anche entro l'anno prossimo.”
Alessandro Martegani