Un testo di approfondimento storiografico rivolto anche ai giovani, il nuovo libro di Piero Fassino, uomo politico che fa parte della storia del Partito Comunista Italiano e dei successivi "eredi" di questa esperienza partitica.
All'iniziativa, moderata da Caterina Conti, membro del direttivo di Dialoghi europei, hanno partecipato anche Roberto Weber, presidente dell'Istituto Ixè, la storica Anna Maria Vinci ed Ugo Poli che fu segretario del PCI di Trieste.
Fassino si è detto particolarmente contento di poter presentare il suo testo a Trieste, città a cui dedica alcuni passaggi legati alla questione orientale.
Queste le parole dello stesso autore: “il libro nasce perché l'editore Donzelli, in occasione del centenario, mi ha chiesto di scrivere un volume che ricostruisse il cammino del Partito Comunista Italiano. Io ho scelto una chiave di lettura, che è chiara nel titolo 'Dalla rivoluzione alla democrazia'. Cosa significa? Significa che è un partito che nasce per fare la rivoluzione, perché nel 1921 la frazione comunista, che era una delle correnti del Partito Socialista, decide di uscire dal Partito socialista e fondare il Partito Comunista d'Italia, sezione dell'Internazionale Comunista, perché vuole fare la rivoluzione e rimprovera, per questo si scinde, alla direzione del Partito Socialista, di evocare la rivoluzione ma di non fare nulla per prepararla. Quindi quelli che fondano il PCI lo fondano perché sono quelli che vogliono fare la rivoluzione. Il PCI nasce per fare la rivoluzione. A questo partito, che nasce appunto per fare la rivoluzione, sull'onda di quello che era successo in Russia nel 1917, la 'Rivoluzione d'Ottobre', che per milioni di uomini che si ispiravano ai valori dell'uguaglianza, della libertà, della parità di genere, della giustizia sociale, rappresentava un qualcosa che si poteva fare, che gli ideali per cui ci si batteva non erano solo gli ideali dell'anima e del cuore, ma erano anche cose che si potevano concretizzare. Quindi, se si è fatto in Russia si può fare anche altrove, ed ecco la parola d'ordine che in tutta Europa, tra il 1917 ed il 1921-22 si diffonde, cioè fare come in Russia. Tanto è vero che ci sono tentativi rivoluzionari in Germania, in Ungheria, in Austria, ed anche in Italia si afferma questa parola d'ordine, la rivoluzione”.
Davide Fifaco