Il governo italiano ha spianato quindi la strada al processo di ritorno del Narodni dom di Trieste alla minoranza slovena. L'adozione del nuovo provvedimento, con voto di fiducia, va a modificare una parte dell'articolo 19 della legge sulla protezione della minoranza slovena e riguarda solamente lo stabile di Trieste, non altri analoghi edifici della provincia di Gorizia. Il passo successivo diviene ora l'accordo con l'Università degli Studi di Trieste che attualmente è la proprietaria dell'immobile. Alla Camera non c'è stato un vero e proprio dibattito, ci sono state solo alcune osservazioni da parte di singoli relatori; non c'è stato quindi nessuno che ha obiettato sul ritorno dell'edificio alla Comunità slovena di Trieste, confermando la validità e la finalità della decisione del governo che è stata presa lo scorso 8 ottobre, mediante la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il voto di fiducia deciso dal governo ha fatto sì, inoltre, che "cadano" tutti gli emendamenti previsti, tra i quali quelli proposti da due rappresentanti del gruppo misto. In ottobre il governo aveva già formalizzato il ritorno del Narodni dom alla comunità slovena, autorizzando anche la spesa per i necessari interventi infrastrutturali di riqualificazione degli immobili contestualmente trasferiti all'Università di Trieste. Una decisione che fu commentata con soddisfazione dal presidente sloveno Borut Pahor. Comunque ci vorranno ancora alcuni anni prima che l'Università riesca a liberare l'edificio di via Filzi. Il rettore Roberto Di Lenarda già qualche mese fa aveva annunciato che il trasferimento potrà iniziare solo dopo l'acquisizione di nuove sedi dove trasferire la Facoltà di Interpreti e Traduttori.
Davide Fifaco