La macchina presidenziale è giunta poco prima delle 17:00 al centro congressi del Porto vecchio, sede di ripiego per la cerimonia delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, dopo che le previsioni di maltempo (o forse le condizioni del palco non ancora terminato), avevano reso impossibile tenere l’evento in piazza Unità, dove invece celebrerà la messa domenica prossima Papa Francesco.
Mattarella è stato accolto dagli applausi del 900 delegati delle comunità cattoliche, salutato, fra gli altri, dai rappresentanti delle istituzioni locali, e delle comunità religiose di Trieste.
Dopo alcune testimonianze, ha preso la parola il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI. Zuppi ha ringraziato Mattarella, “custode e garante dei valori della Repubblica”, e ha sottolineato come i cattolici italiani “non si siano rinchiusi nelle sacrestie”, ma si siano aperti alla società e sacrificati per il bene comune.
Il Presidente della CEI ha sottolineato la scelta di Trieste, città di confine, multiculturale e multireligiosa, terra di dialogo, ma anche segnata da ferite profonde, che non si sono ancora del tutto rimarginate: “Non vogliamo – ha detto - che i confini siano muri, ma cerniere o ponti”; i migranti, ha aggiunto, “chiedono di essere considerati quello che sono, persone”.
La solidarietà – ha spiegato citando anche la morte di Satnam Singh, il lavoratore immigrato morto dopo essere stato abbandonato con gravi ferite proprio da chi gli aveva dato un lavoro irregolare – “è verso tutti, non guarda il passaporto perché tutti diventano il nostro prossimo e parte del nostro futuro”.
Sergio Mattarella ha poi preso la parola, dando via a una vera e propria lezione di diritto Costituzionale, concentrandosi sul tema delle giornate, la democrazia, un termine, ha detto,” che non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento”, che devono essere in ogni caso rispettate, come il ruolo delle assemblee elettive, e limiti ai poteri delle maggioranze, ma è la pratica della democrazia che la rende viva e capace di coinvolgere: non c’è democrazia senza la tutela dei diritti fondamentali e della libertà.
Il Capo dello Stato ha invitato a non rassegnarsi a una democrazia a bassa intensità, con un ruolo degli elettori ridotto, e a fare attenzione a non confondere “il parteggiare con il partecipare”
“Avvertiamo – ha detto - un certo affanno nelle democrazie, la democrazia non è mai conquistata per sempre, anzi, è necessario un attento e costante avveramento”.
Riguardo la costituzione italiana, ha ricordato come sia basata sulla libertà di tipo liberale, con una serie di libertà intangibili, e il Capo dello Stato ha messo in guardia sulla modifica della Carta fondamentale, alle tentazioni di cedere alle spinte del momento, a derive populistiche, e ad inserire nella carta fondamentale temi di attualità o modifiche ai diritti fondamentali.
Non è mancato un accenno alla situazione nell’Unione europea, che è stata uno strumento di pace: un rafforzamento di questo strumento, ha detto, è una necessità per garantire pace e solidarietà nel continente.
Mattarella ha poi messo in guardia anche contro la tendenza attuale a far prevalere sulla solidarietà e la democrazia il principio della prevaricazione da parte di chi ha un maggior potere militare o economico.
La democrazia non si esaurisce con il diritto di voto ma presuppone la capacità di perseguire il bene comune: ogni generazione è attesa dall’impegno della realizzazione della democrazia, a battersi “affinché non vi possano essere “analfabeti di democrazia”. “Per definizione – ha concluso - la democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme: vi auguro, mi auguro, che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino”.
Alessandro Martegani