La giornata di Papa Francesco a Trieste era iniziata presto: poco dopo le 8:00 l’elicottero partito da Città del Vaticano è atterrato al molo Quarto, e il Santo Padre raggiunto la grande sala del Centro congressi del Porto Vecchio, dove lo attendevano, oltre al presidente della Cei, il Cardinale Zuppi, e al presidente del comitato scientifico delle settimane sociali dei cattolici in Italia, monsignor Renna, le autorità locali, decine di giornalisti e soprattutto più di 900 delegati che hanno accolto l’ingresso di Francesco con un lungo applauso e con affetto.
Nel suo intervento il Santo Padre si è concentrato sul tema della settimana di Trieste, la democrazia e la partecipazione, non mancando però di ricordare il suo legame con la città, di cui aveva sentito parlate per la prima volta dal nonno, ha detto, che ha combattuto sul Piave.
Francesco, il primo Pontefice a venire a Trieste nel nuovo millennio (l’ultimo era stato Giovanni Paolo secondo che aveva passato nel capoluogo giuliano tre giornate nel maggio del 1992), non ha nascosto la propria preoccupazione perché, ha spiegato, le democrazie in questo periodo non godono di buona salute.
Occorre invece impegnarsi, ha spiegato, perché la democrazia non s’improvvisa, è una cosa che s’impara da piccoli e che va sempre allenata, ma soprattutto deve essere sempre al servizio dell’individuo e della comunità.
“Non lasciamoci ingannare, ha detto dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. La democrazia– ha aggiunto – non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona della fraternità e dell’ecologia integrale”.
La democrazia ha aggiunto – richiede sempre maggior impegno, dal “parteggiare” al “partecipare”, dal “fare il tifo” al dialogare.
Non è mancato un appello alla politica che, ha detto, non deve cercare spazi o cariche, ma avviare processi e questo, ha aggiunto, è anche il ruolo della Chiesa. Un buon politico, ha spiegato, è come un pastore: deve camminare di fronte al gregge per dare la direzione, in mezzo per fiutare il popolo, dietro per aiutare i più deboli. “Un politico che non ha il fiuto del popolo – ha commentato a braccio – è solo un teorico”.
Dopo l’incontro pubblico, prima di traferirsi in piazza Unità, Francesco ha avuto alcuni incontri privati con le autorità locali, le comunità religiose ma anche alcuni migranti e una bambina palestinese.
Nel corso dell’incontro aveva preso la parola anche il cardinale Zuppi, che, sottolineando l’ottima accoglienza della città, aveva ricordato come Trieste fosse una città di dialogo ma anche con profonde ferite. “Il riferimento della Chiesa – ha aggiunto, è la persona, qualsiasi persona, senza guardare al passaporto”.
Alessandro Martegani