Difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime, alti costi dell’energia, magazzini che si riempiono a causa del blocco degli scambi verso la Russia.
Sono tre dei problemi che nelle ultime due settimane hanno dovuto affrontare le imprese del Friuli Venezia Giulia, che, come molte altre aree del paese, avevano appena assaggiato la ripresa post covid prima di finire nuovamente in un’altra crisi, questa volta causata dalla guerra.
Il Friuli Venezia Giulia nel 2021 ha esportato merci per un valore pari a 18 miliardi di euro, un quarto in più rispetto all’anno precedente, con una crescita delle vendite estere superiore al 20 per cento, e anche le importazioni sono aumentate di un terzo. Cifre molto positive ma che rischiano di subire una brusca inversione di rotta a causa delle conseguenze della guerra e delle sanzioni.
Russia e Ucraina hanno un peso pari a solo al due per cento del totale delle esportazioni della nostra regione, ma l’aumento dei costi dell’energia e l’interruzione dell’invio di materie prime, soprattutto di prodotti siderurgici, dai due paesi, hanno già avuto i primi effetti.
Nel settore auto si registrano le prime richieste di cassa integrazione: 837 all’Automotive Lighting di Tolmezzo, ma problemi ci sono anche alle acciaierie Abs, alle Ferriere Nord di Osoppo, al gruppo Arvedi a Trieste, tutte aziende che hanno già deciso di ridurre la produzione. Anche buona parte del legname utilizzato per la produzione di mobili in regione proviene da Ucraina e Russia.
Il tutto è amplificato dal rincaro di carburanti ed energia che stanno mettendo in difficoltà quasi tutti i settori.
Come se non bastasse, paradossalmente i magazzini si stanno riempiendo a causa del blocco di alcune linee di trasporto, ma soprattutto dei sistemi di pagamento verso la Russia, che rappresenta un mercato importante anche nel settore alimentare. “Il settore agricoltura – ha detto l'assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna, Stefano Zannier incontrao il givreno italiano - sta vivendo un momento drammatico derivato dall'aumento dei costi energetici a seguito della crisi in Ucraina. Alle conseguenze della guerra si sono infatti aggiunte le gravi difficoltà in termini di approvvigionamento e di mercato”.
Alessandro Martegani