Un semplice controllo su un’auto in divieto di sosta ha nuovamente riportato in primo piano i possibili contrasti fra la Comunità Slovena e il Comune di Trieste. È stato lo stesso protagonista della vicenda a filmare l’accaduto e a pubblicarlo sui social: alla richiesta di documenti dell’auto e personali durante un controllo della polizia municipale, l’uomo, titolare di un negozio in centro, si è rifiutato di fornire le generalità senza un pubblico ufficiale che gli si rivolgesse in sloveno.
A poco sono serviti gli inviti dei vigili e poi di una pattuglia della polizia intervenuta, a identificarsi: l’uomo, cittadino italiano e residente a Trieste, ma appartenente alla comunità slovena, ha rifiutato ogni contatto con la polizia, rivendicando il diritto, sancito per legge, di comunicare nella sua lingua con la pubblica amministrazione e quindi anche con i vigili urbani.
Per i vigili si tratta di una violazione dell’articolo 651 del codice penale italiano, che prescrive l’obbligo di fornire le generalità, e che prevale nel caso intervenga la polizia.
I vigili hanno anche cercato un collega che parlasse lo sloveno via radio ma senza successo, e il protagonista della vicenda, non nuovo a questo tipo di prese di posizione, è stato accompagnato in questura. Gli è stato fornito un interprete e ha presentato i documenti.
Il presidente dell’Unione economico culturale slovena, Rudi Pavšič, ricorda però la necessità di far rispettare con il dialogo le norme che garantiscono l’uso della lingua slovena in Italia.
"Io sono del parere che ovviamente un cittadino di lingua slovena abbia il diritto di esprimersi nella propria lingua, però personalmente non sono un sostenitore di questo tipo di rapporto nei confronti dei rappresentanti delle forze dell'ordine". "Io - aggiunge - i documenti li avrei consegnati, avrei chiesto la possibilità di poter dialogare in lingua slovena, e poi ne sarebbe seguita tutta una serie di procedure che sono basate sulla legge."
Alessandro Martegani