Le condizioni di Martina Oppelli dovranno essere rivalutate dall'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina entro 30 giorni. Lo ha deciso il Tribunale amministrativo regionale di Trieste, chiamato nuovamente a pronunciarsi sulla richiesta di una donna di 49 anni, triestina, affetta da sclerosi multipla, di poter accedere al suicidio assistito.
L'Asugi, l’azienda sanitaria locale, in una precedente valutazione aveva negato che Oppelli, affetta da Sclerosi multipla secondaria progressiva, fosse dipendente da trattamenti di sostegno vitale, negandole il suicidio assistito: una versione a cui però l’associazione Luca Coscioni, che si batte per il diritto all’eutanasia, è ricorsa al Tar, ricordando che la donna, da sola, “non può mangiare, bere, muoversi né assumere farmaci".
Il Tribunale ha quindi ordinato una rivalutazione delle sue condizioni per verificare se sussista o meno il requisito del trattamento di sostegno vitale che, secondo una recente sentenza della Corte costituzionale, permette di accedere alla morte volontaria assistita. Sempre di fronte alla Corte costituzionale è ancora pendente il ricorso dell’associazione Coscioni per chiarire esattamente cosa si intenda per “trattamento di sostegno vitale”.
L'Asugi avrà 30 giorni di tempo per le verifiche, poi dovrà pagare 500 euro per ogni giorno di ritardo, oltre alle spese di giudizio.
L’Azienda sanitaria non ha commentato la sentenza, mentre l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, ha ricordato come Martina Oppelli abbia bisogno “di assumere una dose massiccia di farmaci ogni giorno per poter alleviare, seppur di poco, le proprie sofferenze che sono intollerabili”. “Utilizza la ‘macchina della tosse’ per la presenza di secrezioni bronchiali che compromettono la respirazione. Dipende in tutto e per tutto dagli altri, senza la cui assistenza non potrebbe svolgere nessuna attività e funzione vitale”.
“Poche settimane fa – ha ricordato - il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia si era rifiutato di garantire tempi e procedure certi alle persone malate che chiedono di accedere al suicidio medicalmente assistito, ed è di nuovo il Tribunale di Trieste che ha indicato un tempo massimo alla sanità regionale per procedere alla rivalutazione delle condizioni di Martina Oppelli: 30 giorni”.
“La politica di palazzo – ha aggiunto Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni - decide di non garantire tempi certi alle persone che soffrono e che si vedono così costrette a ricorrere ai tribunali, che però indicano tempi certi e tassativi, oppure l’azienda sanitaria è condannata al pagamento di 500 euro per ogni suo giorno di ritardo. Ancora una volta sono quindi i giudici a doversi sostituire all’inerzia della politica”.

Alessandro Martegani