Foto: Pixabay
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Anche a Trieste, dopo anni di politiche che spingevano per la promozione della città come meta turistica, si comincia a rimettere in discussione la presenza dei visitatori nelle strade del capoluogo giuliano, paventando quello che viene ormai indicato con il temine di “overtourism”: troppi turisti, o perlomeno un flusso eccessivo rispetto alle strutture di accoglienza, alla capienza delle mete culturali, perfino alle dimensioni delle strade e dei parcheggi.
Dopo le grandi città d’arte, dove ci sono state addirittura delle manifestazioni d’intolleranza verso i turisti, anche a Trieste ci si chiede se non sia il caso di porre un limite: partita dalla presenza delle grandi navi da crociera, che attraccano a due passi dal centro e sottraggono interi parcheggi ai triestini, intasano le strade di passeggeri e auto durante le operazioni d’imbarco e, a conti fatti, non hanno un impatto sensibile sul tessuto commerciale della città, il ragionamento si è esteso un po’ a tutto il settore turistico.

Foto: Radio Koper/Andrej Šavko
Foto: Radio Koper/Andrej Šavko

Oltre ai passeggeri delle navi che, dicono molto commercianti, spendono poco o nulla nei negozi e nei locali della città, sono in aumento i non residenti che acquistano una casa in centro, con un processo che potrebbe portare a uno spopolamento del cuore della città, e crescono anche le comitive e i turisti in gita giornaliera o settimanale. Spesso Trieste viene utilizzata anche come base di partenza per itinerari in regione, Slovenia e Austria: un flusso di persone che, utilizzando infrastrutture e servizi, potrebbe alterare gli equilibri della città, a danno dei residenti.
La stessa Federalberghi di recente ha diffuso una nota con una serie di proposte per rendere più vivibile la città, come l’allargamento delle aree pedonali anche alla periferia e un incremento dei controlli sugli alloggi irregolari o abusivi, che in città sarebbero più 500.
L’amministrazione comunale starebbe cercando delle soluzioni, ma intanto chiude un parcheggio strategico come quello del Molo IV, frequentatissimo da crocieristi e turisti, senza avere un’alternativa immediata.
C’è però anche un dato positivo, quello delle entrate per le casse dei comuni che lo scorso anno, in Friuli Venezia Giulia, hanno beneficiato un flusso di sei milioni di euro originato dalle tasse di soggiorno, con una crescita, secondo un report di Think Tank Nord Est, del 17,3 per cento rispetto al 2022, e proprio la città di Trieste è in testa, con 2.148.000 euro incassati e una crescita del 27,1 per cento.

Alessandro Martegani