Foto: Comune di Trieste
Foto: Comune di Trieste

È stata una commemorazione segnata dalla polemica e dalla divisione quella dell'ottantunesimo anniversario della morte di Norma Cossetto.

Noi parenti ci dissociamo da questa iniziativa e condividiamo il pensiero di Licia Cossetto, che consideriamo un testamento morale

La famiglia Cossetto

Di fronte alla targa che ricorda la giovane violentata dai partigiani titini e poi gettata in una foiba, diventata il simbolo delle vittime del secondo dopoguerra sul confine orientale, si sono ritrovate le associazioni degli esuli e combattentistiche, accanto ai rappresentanti delle autorità, ma, sopra i discorsi di prammatica, è rimasta sempre presente la frattura creata dalla decisione del comitato provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di celebrare, con un’unica targa, accanto a Norma Cossetto, anche Milojka Štrukelj, giovane uccisa dai nazifascisti.

Foto: Martegani
Foto: Martegani

I rappresentanti delle autorità hanno evitato l’argomento, sottolineando invece come i temi dell’Esodo e delle violenze perpetrate nell’immediato dopoguerra siano ormai diventate argomento condiviso in tutto il Paese, ma la tensione era palpabile: durante l’intervento del presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e di FederEsuli Renzo Codarin, i membri dell’organizzazione Trieste Pro Patria si sono ostentatamente girati, e il tema è diventato esplicito con l’intervento di Diana Cossetto che, poco prima, accanto ad altri familiari, aveva deposto dei fiori sotto la targa dedicata alla cugina.

Foto: Martegani
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Leggendo un comunicato della famiglia, ha condannato su tutta la linea la decisione celebrare assieme le due giovani vittime, ricordando le parole della sorella di Norma, Licia, che “si pronunciò più volte contro queste ambiguità: noi parenti – ha aggiunto – ci dissociamo da questa iniziativa e condividiamo il pensiero di Licia, che consideriamo un testamento morale”.
Diana Cossetto ha anche sottolineato come sia lecito celebrare tutte le vittime, ma per venir celebrati, ha aggiunto, bisognerebbe prima chiedere scusa per le azioni del passato: “Non si può offendere la memoria di Norma” con dei “falsi storici”. “Siamo amareggiati – ha concluso – perché le volontà di Licia sono state disattese”.

Io non condivido questa protesta, ma è comprensibile. I nostri figli, i nostri nipoti che non comprenderebbero il perché due ragazze uccise, che andavano nella stessa scuola non possano essere celebrate assieme".

Renzo Codarin

La posizione dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia è stata però ribadita dal presidente Renzo Codarin: “I familiari di Norma Cossetto facevano riferimento a una vecchia intervista di Licia Cossetto, ormai scomparsa, in cui si lamentava che nessuno ha mai chiesto scusa per quello che ha subito Norma. In seguito però i presidenti della Repubblica, sia sloveno sia croato, che rappresentano la storia di quei popoli, hanno chiesto scusa. Certamente non i partigiani che hanno infoibato Norma Cossetto: io non condivido questa protesta, ma è comprensibile. La storia va scritta per i giovani, per i nostri figli, i nostri nipoti che non comprenderebbero del perché due ragazze uccise, che andavano nella stessa scuola, uccise dai comunisti e dai nazisti, ideologie condannate allo stesso modo dal Parlamento europeo, non possano essere celebrate assieme. Io sono su questa strada: sono entrambe vittime di una pazzia che ci fu nel secolo passato”.

Foto: Martegani
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Codarin ha però anche sottolineato come ormai in Italia i temi dell’esodo siano discussi e condivisi. “La nostra associazione ha finanziato il film Red Land, in un momento in cui serviva un pugno allo stomaco all'Italia, che stava dimenticando quello che era successo. Da quella volta ad oggi i passi sono stati enormi. la Rai, per non dire altri, sta facendo docufilm continuamente sulle nostre storie, nelle scuole se ne parla come mai se ne parlava prima. Sono molto più informati i giovani sulla vicenda del confine orientale che non di tante cose che sono successe in Italia. Io vedo il bicchiere mezzo pieno e anche che in questi Paesi, Italia, Slovenia e Croazia, la pacificazione è fondamentale per continuare a vivere in pace”.

Foto: Martegani
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Al termine della cerimonia l’Associazione Trieste Pro Patria, che aveva contestato silenziosamente il Presidente Codarin, ha dato vita a una sorta di contro cerimonia, con un breve discorso, la deposizione di fiori e un minuto di silenzio, scandendo poi per tre volte “presente”, un rito nostalgico, simile a quello che organizzato, ad esempio, ogni anno dalla destra radicale ad Acca Larentia a Roma, anche se a Trieste non ci sono state braccia tese o altri accenni al fascismo.

Alessandro Martegani