Molte le iniziative organizzate dal Comune di Trieste per celebrare la “Giornata della Memoria”. Tra manifestazioni culturali, fiaccolate, proposte didattiche, nel capoluogo giuliano la settimana del 27 gennaio sarà dedicata al ricordo del terribile dramma della Shoah.
Ha voluto citare le parole della canzone scritta nel 1966 da Francesco Guccini “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)” l'assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Giorgio Rossi, per ricordare quanto “la bestia umana” come viene definita l'umanità nel testo, fu capace di fare durante la Seconda Guerra Mondiale. Un dramma accaduto meno di un secolo fa, che soprattutto tra i ragazzi viene percepito storicamente lontanissimo ma che, ammonisce Rossi, è più vicino di quanto si pensi a causa di chi ancora predica razzismo (e qui Rossi cita il mondo dello sport, peraltro altra delega comunale da lui presieduta) o, ancora peggio, a chi nega che la Shoah sia mai avvenuta. Pericoli che vanno combattuti, per questo il Comune di Trieste ha varato un corposo programma, ricco di iniziative didattiche, per coinvolgere in particolare i più giovani, quelli che per costruire il futuro devono conoscere cosa è stato il passato. Sentiamo a questo proposito le parole dello stesso Giorgio Rossi: “la comunità ebraica ci ha invitato a riflettere, diceva il nipote di una deportata, almeno per 5 secondi al giorno, che non sono niente, sono un attimo, un respiro, su cosa significa oggi inciampare. Inciampare su questi avvenimenti significa stare sempre allerta, così come quando camminiamo stiamo attenti a non inciampare sui marciapiedi o sui gradini, così dobbiamo stare attenti e sempre in guardia, perché questi avvenimenti non accadano più. Spesso siamo distanti, spesso siamo superficiali, spesso li dimentichiamo e quindi è con questo prospettiva che anche questa giornata in Risiera, con tutti gli avvenimenti collaterali, invita le nuove generazioni, soprattutto, quelle che magari non hanno vissuto direttamente questi avvenimenti, affinché possano riflettere e trasformare quello che è stato un mondo incivile in un nuovo modo di pensare e di accostarci a quelli che poi sono i nostri fratelli”.
Davide Fifaco