Anche il mondo della scienza si muove per chiedere accoglienza e protezione per rifugiati e migranti. È il senso dell’iniziativa annunciata oggi da tre organismi internazionali, due con sede a Trieste, la World Academy of Sciences, istituzioni legata all’UNESCO e la InterAcademy Partnership, e una, l’International Science Council, con sede a Parigi.
Nella dichiarazione intitolata “Sostenere gli scienziati a rischio, sfollati e rifugiati: un invito all’azione”, diffusa con un evento on line con la partecipazione, fra gli altri, anche della principessa di Giordania e ambasciatrice dell’Unesco Sumaya bint Hassan, le tre organizzazioni di sono unite all’appello dell'iniziativa “Science in Exile”, che supporta scienziati in fuga da paesi in guerra e con instabilità politica.
Le istituzioni scientifiche si rivolgono a università, accademie scientifiche, governi, gruppi di scienziati, e organizzazioni non governative e internazionali, chiedendo di firmare il documento, che si può scaricare e sottoscrivere on line. La dichiarazione riassume in sei articoli una serie di considerazioni e impegni ritenuti necessari a livello globale per proteggere, sia nell’immediato, sia a lungo termine, studiosi e scienziati rifugiati o sfollati e ritenuti sono a rischio.
Science in Exile ricorda che, per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel 2021 nel mondo ci sono state più di 84 milioni di persone costrette ad abbandonare il proprio paese: fra queste ci sono moltissimi scienziati, medici, ingegneri, studiosi con formazione tecnica avanzata, che rappresentano, si legge nell’appello, “un’inestimabile risorsa per la comunità scientifica mondiale, depositari di conoscenze, sistemi e dati scientifici, la cui perdita ha conseguenze gravi per il mondo scientifico e per la società nel suo insieme”.
Per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti a livello internazionale, conclude la dichiarazione “ogni paese ha bisogno di sistemi scientifici nazionali fiorenti, e se tali sistemi sono stati smantellati o distrutti, arriverà un momento in cui sarà possibile iniziare a ricostruire gli sforzi”. “Ciò richiederà non solo assistenza internazionale, per riattrezzare le infrastrutture di insegnamento e ricerca e sviluppare programmi di scambio bilaterali, ma anche sforzi diplomatici per consentire e garantire la reintegrazione sicura degli scienziati della diaspora che desiderano tornare nei loro paesi di origine”.
Alessandro Martegani