"Il tema da affrontare ora è quello di una regione plurale, nella quale territori non piccoli rischiano di ritrovarsi di volta in volta esclusi dalla rappresentanza", ci ha detto il presidente del Centro Studi Dialoghi Europei Štefan Čok.
"Non sarà facile da gestire questo passaggio specifico soprattutto per quel che riguarda la comunità slovena, visto che nei comuni in cui la comunità è più presente l'unico in cui ha vinto, e di poco il No, è quello di Monrupino", rileva Čok che sottolinea, però, che anche se negli altri comuni storici sloveni si è registrata un'adesione al sì percentualmente leggermente più bassa del resto del paese, è emerso comunque il fatto che la maggioranza dei residenti è d'accordo ad un taglio dei parlamentari e che quindi la sua opinione deve essere rispettata.
La cosa interessante, infatti, è che questi il sì abbia vinto in queste località nonostante il rischio sia quello di perdere le garanzie di vedersi come minoranza rappresentanti in Parlamento. L'idea di ridurre il numero dei parlamentari ha quindi prevalso sul timore di perdere il proprio punto di riferimento a Roma?
"Sì, anche se aggiungerei che non si tratta di una dinamica nuova, ma di un fenomeno emerso già da tempo. Si nota che ormai anche in questi comuni si registrano posizioni simili a quelle della società di maggioranza e che determinati fenomeni o movimenti politici presenti nel resto della società sono ormai presenti anche all'interno della minoranza slovena". Secondo Čok, quindi, bisognerebbe partire da questo dato per capire dove andare e per fare le proprie valutazioni come comunità, visto che anche per quanto riguarda la legge elettorale la minoranza slovena ha dimostrato di voler essere partecipe alle decisioni generali che riguardano il paese.
"La comunità slovena mostra di essere perfettamente integrata", conclude, "nel senso che ormai le dinamiche sono simili a quelle del resto del paese e qundi anche la futura legge elettorale dovrà tenerne conto per consentire agli appartenenti della comunità di poter proseguire a scegliere anche sulle grandi tematiche" davanti alle quali sarà posta l'Italia nei prossimi anni.
Barbara Costamagna