Non né stato il corteo del primo maggio che i sindacati e gli organizzatori avrebbero desiderato. La festa del lavoro di Trieste, la prima senza restrizioni dopo la pandemia, è infatti stata caratterizzata da tensioni e anche scontri.
Che la situazione non sarebbe stata facile è apparso evidente da subito, quando un gruppo di una cinquantina di no Green pass ha deciso di mettersi nel punto di partenza di campo San Giacomo, cercando di non far partire il corteo e chiedendo ai sindacati di appoggiare le posizioni contro il Green pass e le mascherine sul lavoro, proprio nel giorno, fra l’altro, che in Italia ha segnato la caduta di quasi tutte le restrizioni, anche delle mascherine al chiuso, provvedimento che durava da due anni.
La polizia ha cercato di allontanarli per far partire il corteo dei sindacati, ma si è formato un collo di bottiglia e la tensione è salita: gridando ”vergogna” e “fascisti”, anche contro manifestanti che portavo nelle bandiere con la falce e martello, i no Green pass hanno bloccato la manifestazione per quasi mezz’ora, finché non sono stati contenuti dalla polizia, fra spinte, colpi di scudo e anche qualche manganellata.
Alla fine il corteo, composto oltre che dai sindacati confederali anche da gruppi di sinistra e sindacati autonomi, con una grande presenza della comunità slovena, ha preso il via, anche grazie al fatto che molti gruppi avevano aggirato l’ostacolo per poi ricongiungersi più avanti. Anche i no Green pass hanno partecipato al corteo in coda.
Il corteo è quindi partito, attraversando la città fino a via Carducci, per poi ritornare verso piazza Unità, che ha ospitato la prima grande manifestazione dopo anni. Fra i temi la sicurezza sul lavoro, la crisi economica ed energetica, ma anche, da parte di alcuni manifestanti, la guerra in Ucraina e la Nato.
Anche nella piazza le tensioni non sono mancate: i sindacati autonomi USB che chiudevano il corteo hanno avviato un comizio proprio mentre i leader sindacali stavano parlando dal palco, accusando i sindacati Confederali di essere allineati al potere, e i no Green pass si sono posizionati a
lato del palco, continuando lanciare slogan e insulti contro il governo e i sindacati, e anche acqua e bottiglie di plastica vuote, oltre che insulti, agli incaricati della Cgil che cercavano di delimitare la zona per consentire ai relatori d’intervenire.
La manifestazione, alla quale hanno preso parte un migliaio di persone, si è chiusa quindi fra fischi, insulti e accuse reciproche, anche se i manifestanti sono stati dispersi ben presto dall’acquazzone che ha spazzato Trieste in tarda mattinata.
Alessandro Martegani