Le aree di Udine e Gorizia in arancione, e didattica a distanza per medie, superiori e università in tutto il Friuli Venezia Giulia. Sono state confermate, anche se non totalmente, le indiscrezioni sulla nuova ordinanza della giunta regionale, illustrata oggi dal presidente Massimiliano Fedriga, e dagli assessori Riccardo Riccardi e Alessia Rosolen.
Come ha spiegato lo stesso governatore, si tratta di misure inevitabili alla luce dei dati che danno i contagi in rapido aumento nelle ex province di Udine e Gorizia. “C’è stata - ha detto, - un’inversione di tendenza da metà gennaio in poi: il trend è cambiato in modo drastico, con un aumento delle ospedalizzazioni in area medica e dei contagi”.
I numeri non lasciano molto spazio a discussioni: se a Trieste e Pordenone i contagi sono stabili, in Friuli sono passati da 236 a 392 ogni 100 mila abitanti, e anche a Gorizia si rischia di sforare la soglia dei 250. A pesare sono soprattutto i contagi fra gli under 18, mentre la campagna vaccinale, al netto delle difficoltà registrate per l’approvvigionamento dei vaccini, sta già dando ottimi risultati per le categorie già immunizzate, come gli operatori sanitari e gli ospiti delle strutture per anziani.
La nuova ordinanza quindi ha cercato, ha detto Fedriga, di limitare contagi con regole già conosciute dai cittadini: da lunedì scuole medie, superiori e università di tutta la regione andranno in didattica a distanza per almeno due settimane, le aree di Udine e Gorizia vanno in arancione. Niente arancione esteso a tutta la regione nel fine settimana, come invece si era ventilato nei giorni scorsi.
Le prospettive però non sono favorevoli: tutti concordano sul fatto che il mese di marzo sarà quello più difficile, per poi andare verso un miglioramento ad aprile, e in queste settimane non è detto che, a causa dei dati in peggioramento, la regione non diventi tutta arancione o addirittura rossa.
Da qui alla decisione della giunta di anticipare alcune restrizioni, ma si tratta “dell’ultima volta” ha ammonito Fedriga: “La regione si è presa la responsabilità di far pagare un prezzo a chi ha già pagato molto, come i commercianti e gli studenti, ma non saremo più disponibili ad andare in questa direzione se non ci sarà cambio di passo: non si può pensare che l’alternativa sia sempre la restrizione”.
Fedriga ha chiesto al governo e a Bruxelles un’accelerazione per rendere disponibili i vaccini e, come accaduto in altre aree come la Scozia, abbattere drasticamente le ospedalizzazioni effettuando la vaccinazione di massa diffusa, entro l’estate: “A un anno dall'inizio della pandemia e soprattutto vedendo cosa hanno fatto paesi extraeuropei con le campagne vaccinali, come Israele, la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, ritengo inaccettabile un ulteriore ritardo – ha detto - : siamo già molto in ritardo a livello europeo nell’approvvigionamento di dosi vaccinali e nella somministrazione, siamo un continente che non è stato in grado di garantire la salute dei propri cittadini con il vaccino. Serve un cambio di passo: vaccinare prima possibile tutte le fasce di popolazione fragili, perché coprendo quelle si risolverebbe gran parte del problema ospedaliero e quindi la maggior parte dell’emergenza”.
Le cifre sono state sottolineate anche dal vicepresidente con delega alla salute Riccardo Riccardi, che ha ricordato l’aumento molto rapido dei contagi e anche della percentuale di positivi sui tamponi effettuati, ma anche i dati confortanti sul calo dei contagi fra le categorie già vaccinate e sull’adesione alla campagna vaccinale, che però sconta la scarsità di dosi. A riguardo Fedriga ha confermato di aver avuto contatti con le case farmaceutiche, escludendo però ogni possibilità di procedere in autonomia all’acquisto dei vaccini.
Sulla questione dei passaggi della frontiera, Riccardi ha confermato che le aziende sanitarie delle aree di confine guardano con attenzione alle possibili fonti di contagio generate dagli spostamenti transfrontalieri, ma non si è espresso sulla possibilità di sottoporre a test anche i lavoratori e gli studenti che passano quotidianamente la frontiera. “È una questione – ha detto – di competenza del ministero della salute”.
Sulla chiusura delle scuole l’assessore Alessia Rosolen ha ricordato come le regioni che attualmente hanno i contagi più alti e si trovano in fascia rossa o arancione, siano proprio quelle che hanno aperto prima le scuole. “Chiudere è una decisione pesante, per chi la subisce ma anche per chi la prende, - ha detto – ma necessaria anche per evitare, oltre ai contagi in famiglia, anche le quarantene dei ragazzi, che sono in aumento”.
Alessandro Martegani