Sono bastate poche parole della ministra italiana dell’interno Luciana Lamorgese sull’assenza di un’emergenza immigrati sulla rotta balcanica, per riaccendere il confronto sui migranti in Friuli Venezia Giulia.
Negli ultimi quattro giorni la polizia italiana ha fermato 54 persone sul confine, ottenendo la riammissione di 30 migranti in Slovenia. Si tratta di una procedura che però, per le organizzazioni che si occupano di accoglienza, rappresenta un vero e proprio respingimento, spesso eseguito, affermano, anche ai danni di chi avrebbe in realtà diritto all’asilo.
Secondo l’Huffington Post sarebbero centinaia i probabili di richiedenti asilo fermati a Trieste e nelle altre località della regione, riammessi in Slovenia e per poi essere traferiti in Croazia e poi in Bosnia Erzegovina.
Sul tema non è mancata la reazione dei sindacati di polizia che non hanno apprezzato affatto le parole della ministra: il segretario generale di Trieste del sindacato di polizia FPS Alessio Edoardo, ha accusato il governo di “negare l’emergenza”, ricordando come siano “più di 900 i rintracci effettuati in pochi mesi dalla Polizia di Frontiera terrestre, in grande difficoltà per la mancanza di uomini e mezzi”. “Nemmeno il rinnovo degli accordi con i confinanti Sloveni ha portato un beneficio”, ha aggiunto, chiedendo “la realizzazione di Hot Spot per l’identificazione dei migranti” e una trattativa che spinga “il governo di Lubiana a fare la sua parte in maniera coerente con gli accordi firmati di Schengen e Dublino”.
Il problema della rotta balcanica era stato però sollevato anche dalla giunta regionale e dal sindaco di Udine, Pietro Fontanini, mentre dall’altra parte la consigliera regionale del Pd, Chiara Da Giau, ricorda che “non c'è un'emergenza sulla rotta balcanica, un dato – ha aggiunto - che non sarà certo smentito dal terrorismo mediatico del sindaco di Udine, Pietro Fontanini, o dell'assessore regionale Pierpaolo Roberti per alcune decine di migranti che, purtroppo, pagano lo smantellamento di qualsiasi percorso strutturato e civile di accoglienza".
Lo scontro è alimentato anche dalla morte di un migrante nel centro di permanenza e rimpatrio di Gradisca, che secondo il Pd, dimostra l’inadeguatezza delle strutture in cui vengono ospitati i migranti.
E quasi in contemporanea da Roma è giunta la notizia di una profonda revisione dei decreti per il contrasto all’immigrazione clandestina voluti da Matteo Salvini quando era ministro dell’interno. Il nuovo disegno legge sicurezza in discussione nella maggioranza, eliminerebbe le multe milionarie alle navi delle Ong, rende più facile ottenere la protezione umanitaria, revisiona il sistema di accoglienza e concede ai richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale.
Alessandro Martegani
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