Tutto da rifare e di nuovo incertezza sulle concessioni balneari: per mettere la parola fine a una vicenda che dura da 20 anni, l’applicazione della direttiva Bolkestein e la richiesta dell’Unione Europea di mettere a gara le concessioni delle spiagge, che in Italia vengono prorogate automaticamente agli attuali gestori, fra l’altro a fronte di canoni a dir poco irrisori, in Friuli Venezia Giulia qualche comune aveva iniziato a muoversi.
Lignano, ad esempio, aveva già pubblicato i bandi per le concessioni di tutto il suo litorale, a Trieste erano state avviate delle procedure su istanza di parte, ma la decisione del governo nazionale ha riportato le pedine alla partenza: grazie a una trattativa con Bruxelles, Roma ha ottenuto una nuova proroga, dando tempo fino al 2027 per indire i bandi, prevedendo anche degli indennizzi per chi dovesse perdere la concessione.
Una decisione che la Regione ha recepito, bloccando tutte le procedure in corso, in attesa, come ha spiegato nelle scorse settimane l’assessore al Patrimonio e Demanio del Friuli Venezia Giulia, Sebastiano Callari, che il ministero delle Infrastrutture “fornisca tutti i parametri per valutare aspetti importanti, tra i quali gli indennizzi e gli ammortamenti, facendo ulteriore chiarezza e fornendo nuove indicazioni su come predisporre gli stessi avvisi”. Callari ha assicurato che la regione ha tutta l’intenzione di procedere prima del 2027, “poiché ha puntato e punta molto sul turismo, con l'asset strategico delle spiagge”.
Il nuovo stop è stato però accolto con sconcerto dalle forze sindacali, che sottolineano la necessità di metter ordine e i rischi per i lavoratori del settore, coem conferma Matteo Zorn, segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia: “Una volta di più in Italia – spiega - ci sono gli interessi di pochi a discapito di molti. Per anni l'Italia ha fatto un po’ il gioco delle tre carte sull'obbligo di mettere a gara le concessioni balneari come previsto dalla direttiva europea: concessioni date per anni e anni, a fronte di canoni irrisori, ma con dei fatturati ingenti”.
“La situazione sembrava sbloccarsi, la Regione si era mossa autonomamente, ordinando ai comuni di mettere a gara delle concessioni, ma adesso arriva questa proroga, e la nuova la scadenza del 2027: è una situazione che non ci piace, perché non tutela gli interessi della collettività e fa interessi di pochi. Le concessioni balneari dovrebbero innanzitutto garantire il giusto spazio alle spiagge libere, perché le spiagge sono del demanio e quindi del popolo italiano, poi devono essere messe a gara in modo trasparente e con dei canoni adeguati a fronte di fatturati ingenti. Bloccare tutto, e prorogare al 2027 sembra un po’ furbesco”.
“Non condivido – aggiunge - nemmeno l'idea degli indennizzi, perché si vogliono far pagare degli indennizzi alla collettività, e quindi al popolo italiano, a dei gestori che di fatto sono una corporazione”.
“C’è poi il tema dei lavoratori nel settore balneare stagionale, che comunque avrebbero diritto a contratti collettivi buoni, e a buoni livelli retributivi, che non sempre sono garantiti. Tutto il settore andrebbe rivisto, ma va sé che nei cambi di concessione vanno tutelati i rapporti di lavoro. Lavoro stagionale, non dovrebbe voler dire lavoro precario, anzi, dovrebbe essere un rapporto fidelizzato e ben pagato. Insomma, questa vicenda è un caso tutto italiano, che una volta di più non ci piace per niente”.
Alessandro Martegani