“Si vive settimana per settimana, sperando di poter continuare a lavorare”. È un po’ questo il mantra ricorrente tra i commercianti e i titolari di bar e ristoranti di Trieste. In particolare i servizi di ristorazione e i bar, i primi a chiudere al pubblico in caso di cambiamenti di colore, vivono nell’incertezza, ma, nonostante la riduzione gli orari, quando si può tenere aperto la clientela non manca.
I bar del centro sono frequentati, approfittando anche del tempo favorevole che consente di sedersi all’aperto, così come i ristoranti a pranzo, anche se con orari diversi: gli avventori arrivano più tardi, forse, ipotizza una titolare, a causa dello smart working che lascia più tempo per organizzarsi la giornata. Quasi tutti i clienti, assicurano baristi e negozianti, sono rispettosi delle regole: solo alcuni magari entrano senza rispettare la capienza o dimenticandosi di disinfettarsi le mani, ma nella stragrande maggioranza delle volte si tratta di distrazioni, che si risolvono con un semplice richiamo, anche se non tutti i titolari e commessi hanno digerito il doppio ruolo di esercente e di controllore.
La possibilità che nelle prossime settimane ci possano essere nuove restrizioni viene presa con una sorta di fatalismo, anche alla luce del fatto che oramai si va verso la primavera, una fase in cui presumibilmente il contagio dovrebbe calare, e l’effetto combinato della stagione e della campagna vaccinale dovrebbe portare un po’ di normalità.
C’è anche chi, compatibilmente con la situazione, che vede la quasi totale assenza di acquisti da parte dei turisti, non traccia un bilancio negativo delle ultime settimane e ha fiducia nel futuro. “Noi siamo fiduciosi che ci sarà una ripresa – dice Alessandro Zulian, Store manager di Boggi Milano -: febbraio per noi è stato un mese dove abbiamo avuto un margine di miglioramento rispetto ai mesi precedenti. Naturalmente non possiamo fare paragoni con il 2019 in cui c’era il flusso dei turisti, ora completamente assente, però, anche grazie alle iniziative di promozione con i nostri clienti, siamo riusciti a mantenere il rapporto anche in situazioni in cui il cliente non riusciva a venire nel nostro store, e abbiamo mantenuto comunque un livello di fatturato nella media del settore”. “Il modo di lavorare – ha aggiunto - è comunque cambiato: noi ad esempio, oltre al servizio di vendita on line, abbiamo introdotto anche un servizio di vendita assistito, dando la possibilità ai nostri clienti di fare riferimento direttamente a noi anche attraverso le videochiamate, creando una sorta di vendita a distanza”.
Ci sono poi settori su cui la seconda ondata della pandemia ha impattato in maniera relativa se confrontati con il resto del commercio: è il caso delle librerie, aperte anche in fascia rossa, che hanno beneficiato anche di un ritorno d'interesse per la lettura, favorita dalle chiusure di altre attività culturali, come conferma Marco Massimiliani, direttore della libreria Feltrinelli: “Noi abbiamo avuto la fortuna di esser rimasti sempre aperti poiché siamo tra le categorie che possono restare in attività anche in zona rossa, ma soprattutto il libro è tornato a essere un bene di consumo molto forte per il tempo libero, anche per l'assenza di altre attività culturali come i teatri o i cinema”. “Anche noi però - dice - speriamo di non essere più costretti a questa altalena di zone gialle, arancioni e rosse, a soprattutto speriamo anche che le persone si siano veramente riavvicinate al mondo del libro anche per il futuro e non sia solo una cosa temporanea.”
Alessandro Martegani