Foto: martegani
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Documentazione insufficiente, tempi della discussione ristretti, scarsa pubblicità al bando per il progetto: sono tutti indizi che la Giunta comunale di Trieste vuole tenere il progetto di riqualificazione del Porto vecchio sotto traccia.
Non usano giri di parole i rappresentanti del centro sinistra a pochi giorni dall’avvio della discussione in Consiglio Comunale sulla delibera probabilmente più importante mai giunta nell’assemblea di Palazzo Cheba. Un investimento da almeno 600 milioni di euro, 65 ettari di territorio della città da trasformare, un progetto che modificherà tutti gli equilibri di Trieste, ma che, hanno detto gli esponenti dell’opposizione, rischia di trasformarsi in un’area deserta e riservata a pochi, anziché essere a disposizione della città e creare sviluppo.
In primo piano soprattutto l’atteggiamento della maggioranza che, ha detto Giovanni Barbo del PD, ha ridotto a meno a 24 ore il tempo a disposizione per proporre degli emendamenti (che fra l’altro, secondo la versione degli uffici del Comune e della Giunta, contestata però dall’opposizione, non potrebbero essere approvati senza far saltare tutto l’accordo con Costim, la società che ha presentato il progetto).
“Ci hanno detto – ha spiegato Barbo - che gli emendamenti (l’opposizione ne ha presentati circa 200), dovevano essere presentati entro ieri alle ore 18:00, e sono tempi che non hanno precedenti: meno di un giorno per presentare emendamenti a una delibera destinata a cambiare il volto della città. Riteniamo che tutto quello che sta succedendo non sia accettabile: alcune informazioni non ci sono state date e dobbiamo votare su un progetto di cui conosciamo solo una parte”.

Foto: Martegani
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“Qui – ha aggiunto Alessandra Richetti dei 5 Stelle - si sta giocando non solo con il futuro di Porto Vecchio, ma dell'intera Trieste. Stiamo parlando di un progetto che vincolerà le risorse pubbliche per 50 anni e metterà in mano ai privati 66 ettari del nostro patrimonio, compresi 19 edifici pubblici. E mentre i tecnici hanno avuto un anno per valutarlo, noi consiglieri abbiamo ricevuto i documenti chiave solo poche ore prima della commissione. Perché tanta fretta? Perché negare il tempo necessario per un confronto trasparente?”. Richetti ha anche ricordato che “Costim è già in difficoltà con progetti come Chorus Life a Bergamo, dove i costi sono raddoppiati, e non ci sono garanzie che lo stesso non avvenga qui”.
“Noi abbiano sempre dimostrato uno spirito collaborativo, - ha detto Rosanna Pucci del Pd - ma la destra ci sta ostacolando fin dall’inizio, e lo sta facendo tutt’ora con la vicenda degli emendamenti e la negazione di altre sedute in commissione. Trieste merita un progetto all’altezza della sua storia, per il futuro delle nuove generazioni che hanno bisogno di solidità e certezze”.
Sul merito del progetto, in parte secretato, e in alcune parti, come i dati finanziari, sconosciuto ai consiglieri comunali, è intervenuto Alberto Pasino di Punto Franco, ricordando che “le vere criticità riguardano il fatto che questo è un progetto edilizio, e non di rigenerazione urbana, perché se lo fosse metterebbe al centro il rilancio di Trieste come porto globale, anziché orientarsi esclusivamente verso funzioni turistico-ricreative. Mentre la storia, e anche grandi potenze come la Cina, hanno assegnato alla città un ruolo internazionale. La visione di questa giunta e del Sindaco è quella di trasformare Trieste in una cattedrale del gioco d'azzardo e del lusso, con superficialità: Bertoli in commissione non ha avuto vergogna a dire che non aveva letto il progetto”.
Pasino ha poi sottolineato come, nella fase di assegnazione del progetto, il bando non sia nemmeno stato pubblicizzato adeguatamente, limitando l’avviso alla stampa locale e al sito internet, ma evitando riviste portuali qualificate e mezzi d’informazione internazionali: "Dove sono i grandi investitori internazionali promessi dal Sindaco?”.

Sulla stessa linea anche Francesco Russo del Pd: “L’impressione è che qualcuno stia nascondendo qualcosa, ci sono troppi aspetti che non seguono le procedure ordinarie. Si è atteso agosto per avviare la discussione, si è chiesto alle circoscrizioni di pronunciarsi senza documentazione alla fine di agosto, ora si fa discutere il Consiglio durante la settimana della Barcolana, e ci costringono a presentare gli emendamenti con il termine più breve della storia di questo comune. Sembra che vogliano costantemente evitare il confronto”.
Russo ha anche sottolineato come non siano nemmeno state rispettate le procedure previste dal Codice degli appalti, a partire dall’obbligo di dare vita a un dibattito pubblico su questo tipo di progetti: “La sua assenza – ha spiegato - potrebbe inficiare la validità di tutta la procedura”. “Questo, oltre a essere un progetto sbagliato che non va a vantaggio della città, è un bluff uguale a quello dell’Ovovia: se passasse, visti i problemi procedurali già presenti, ci sarà qualcuno che farà ricorso”.
“Se l’obiettivo della Giunta è di trasformare il Porto vecchio in un nuovo Portopiccolo, - ha concluso - noi diciamo che questo non è il fine per cui è stato sdemanializzato: quell’area deve essere restituita alla città, e svenduta a ricchi turisti stranieri che ci staranno due settimane l’anno”.

Alessandro Martegani