
Una delle più feroci rappresaglie avvenute a Trieste per mano dei nazifascisti è stata commemorata al Conservatorio Tartini. Sulla facciata dell'edificio di via Ghega sono state poste quattro ghirlande, una delle quali omaggio del Comune di Postumia.

Proprio dal comune sloveno provenivano più di una decina delle vittime di quel tragico 23 aprile 1944.
L'aula magna del Conservatorio ha ospitato un emozionante concerto, con brani eseguiti dagli studenti del Tartini ma anche da giovani musicisti di Postumia.
Ricordare questo tragico evento è un monito per l'armoniosa convivenza delle comunità vicine ha spiegato il Direttore del Conservatorio Tartini, Sandro Torlontano:
"Per noi è un dovere ricordare i caduti, in questo stesso palazzo in cui oggi studenti da tutte le parti del mondo coltivano la passione per la musica. È un messaggio che vogliamo tenere vivo, perché la pace, la tolleranza, il rispetto dell'altro è una grande conquista ed è un traguardo che va mantenuto con grande sforzo da parte di tutti noi".
Emozionato il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza:

"Oggi particolarmente emozionante, anche perché c'è stato un discorso che ho descritto, i 51 morti. Tra loro c'erano ragazzi e ragazze, donne, che sono stati impiccati su questo edificio, che solo a raccontarlo ti emozioni quasi con le lacrime. Sono stati i drammi del '900 e purtroppo li stiamo vedendo adesso in Europa, di nuovo con la guerra. Questa è una cosa che mi fa molto male".

Alla cerimonia ha preso parte anche Patrick Karlsen, professore associato di Storia contemporanea al Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Trieste, con un intervento sulla tragedia di 81 anni fa:
"Un grande trauma che la città ha fatto fatica ad elaborare, come, più in generale, ha fatto fatica a elaborare l'intero periodo dell'occupazione nazista. Quei quasi 600 terribili giorni, che hanno segnato così profondamente la città. Poi, in particolare, questo episodio, ha anche una dimensione terribile per il modo in cui è stato condotto. Queste persone sono state prelevate dal Coroneo già mezze intontite, poi sono state impiccate ovunque fosse possibile: alle balaustre, alle ante degli armadi, poi gettate nel vuoto, esposte alle finestre, per circa 24 ore. Uno sfregio che la città ha subito ed ha fatto molta fatica ad elaborare".
Davide Fifaco


