È stata una giornata commemorazioni, ma anche di manifestazioni politiche a Trieste, città che oggi ha celebrato i 70 anni dal ritorno all’Italia.
Il via alle celebrazioni è stato dato dall’alzabandiera della mattina, con il passaggio delle Frecce Tricolori e gli interventi delle autorità, fra gli altri il sindaco Roberto Dipiazza, e il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Dopo l'alzabandiera eil passaggio nel cielo della Pattuglia Acrobatica Nazionale “Frecce Tricolori”, il sindaco Roberto Dipiazza ha ripercorso i fatti che hanno portato al ritorno di Trieste all’Italia. “Trieste, con il suo ricco passato multiculturale e il ruolo di ponte tra Italia e Balcani - ha detto -, continua a rappresentare una testimonianza viva delle complessità storiche e delle tensioni che hanno caratterizzato l'Europa nel XX secolo. Ma il 26 ottobre 1954 rimane nella memoria collettiva italiana come il giorno in cui Trieste tornò finalmente a casa".
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha stretto molte mani fra la folla, ha ricordato come “70 anni sono tanti ma sembrano un giorno per i triestini che hanno rinnovato anche oggi la stessa passione, lo stesso amore per l'Italia.
Ogni anno si ripete questo miracolo, dell'unione tra la Patria e Trieste, in memoria di quel giorno e di quello che successe un anno prima, quando sei ragazzi vennero uccisi, assassinati perché volevano che Trieste tornasse italiana. Anche nel loro ricordo questo giorno è per noi importante”. “Trieste è sempre stata italiana, prima che lo diventasse anche dal punto di vista politico e istituzionale, e oggi, in questa che è la più bella piazza d’Italia, Trieste ha un cuore che batte forte e che batte tricolore: ha battuto tricolore sempre, anche quando l’Italia è stata mutilata - ha concluso, rispolverando un termine di d'Annunziana memoria - Fiume, Dalmazia e Istria, che pure avevano una storia altrettanto italiana”.
Nel corso della cerimonia è stato letto anche un messaggio della premier Giorgia Meloni: "Se nella Prima guerra mondiale Trieste era stata il simbolo del compimento del Risorgimento, - ha scritto la Premier - al termine della Seconda guerra mondiale ha incarnato una storia completamente diversa, con i 40 giorni di occupazione jugoslava, i massacri delle Foibe, l’amministrazione angloamericana, l’incombere delle conseguenze di un trattato che separava Trieste dall’Italia confinandola a Territorio Libero”. “Alla perdita delle province dell’Adriatico orientale - Pola, Fiume e Zara - e al conseguente Esodo degli italiani da quelle terre - ha continuato - si aggiunse una nuova questione Trieste, città contesa tra Italia e Jugoslavia, tra mondo libero e mondo comunista. Ma la questione triestina non è rimasta mai confinata alla disputa diplomatica tra le cancellerie e ai rapporti tra i governi. È stata una questione di popolo, che ha infiammato i cuori di un’intera generazione di italiani”.
Nel pomeriggio è stata la volta del concerto Fanfara della Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, nella sala del Consiglio comunale, con gli interventi del presidente dell’assemblea, Francesco di Paola Panteca, e del Sindaco Roberto Dipiazza, che ha sottolineato come più di 20 anni fa, quando assunse per la prima volta la guida della città, e si sentissero ancora gli strascichi del ‘900: “Un’atmosfera difficile, ma dopo passi come il concerto dei tre Presidenti, la stretta di mano fra Mattarella e Pahor, e la realizzazione di monumenti nazionali come quello della Foiba, siamo riusciti a guardare al futuro e alla convivenza”.
Più rivolto al passato l’intervento del presidente della Lega nazionale, Paolo Sardos Albertini (che ha seguito il racconto di Franco Isola, il primo autiere a passare il confine a giungere a Trieste nel 1954 alla guida della sua campagnola), che ha invece ripercorso la dolorosa storia della città, ricordando i 40 giorni di occupazione delle truppe jugoslave, la tragedia delle Foibe, la gestione anglo americana, i moti del ‘53 che provocarono anche sei morti civili negli scontri in piazza sant’Antonio.
Subito dopo, le celebrazioni sono tornate in piazza Unità con l’arrivo della staffetta che ha rievocato quella del cinquantenario fra Roma e Trieste e l’ammaina bandiera solenne che ha chiuso il programma ufficiale delle celebrazioni, ma non le manifestazioni in città: alle 18:00 infatti da piazza Sant’Antonio è partito il corteo di militanti di estrema destra organizzato da Trieste Pro patria.
Alessandro Martegani