Una casetta di pietra e lamiera in pessime condizioni trovata in fiamme nel piccolo paese di Kobjeglava. All'interno un corpo semicarbonizzato, quello di Darjo Grmek, uno sloveno di 57 anni con precedenti per droga. Il fuoco non era riuscito a divorare tutta l'abitazione e dalle prime indagini si era capito che qualcuno aveva cosparso il cadavere e la cucina di benzina. Sulla vittima da subito erano evidenti varie ferite. I resti di Grmek erano stati ritrovati lo scorso 2 aprile dai vigili del fuoco sloveni, allertati da alcuni abitanti del paese destati dall'odore di bruciato.
Dopo quasi un mese di indagini sono stati ricostruiti alcuni fatti relativi al delitto: innanzitutto il movente. La vittima era un trafficante di droga, in particolare cocaina e marijuana e riforniva, per conto della criminalità organizzata, buona parte dell'area tra Monfalcone e Basovizza. Tra i clienti molti triestini.
Gli autori dell'omicidio, secondo la polizia slovena, sarebbero quindi quattro triestini, tre in particolare sarebbero proprio gli autori materiali dell'uccisione mentre un quarto avrebbe avuto un altro ruolo. Si tratterebbe di persone tra i 45 ed i 60 anni, tutti con precedenti, che risiedono sul Carso e che consumano e spacciano a loro volta sostanze stupefacenti.
L'inchiesta attualmente è nelle mani della Procura di Capodistria, che collabora con quella di Trieste.
Durante l'indagine, secondo quanto riportato sul quotidiano di Trieste "Il Piccolo", gli investigatori hanno anche scoperto un importante giro di stupefacenti transfrontaliero. Nella casa di Grmek sono stati trovati nascosti grandi quantitativi di cocaina, per un valore di centinaia di migliaia di euro; l'uomo era inoltre in possesso di attrezzature per il confezionamento. Da quanto è stato rilevato, i pusher triestini si rifornivano direttamente dalla vittima per poi rivendere le sostanze sull'altopiano ed anche nel comune di Trieste. Gli investigatori hanno inoltre scoperto che tutti gli ultimi arresti per droga messi a segno sul Carso erano riconducibili a questa rete.
Davide Fifaco