Mancava solo l’ufficialità, e ora è arrivata: Zeno D'Agostino rimarrà al timone dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale per altri quattro anni.
Il via libera da parte del ministero delle infrastrutture era scontato, e da oggi inizia il secondo mandato che scadrà alla fine del 2024.
Attorno a d’Agostino, un manager che ha portato lo scalo di triestino a risultati di sviluppo mai raggiunti prima, si era consolidato negli anni un sostegno pressoché generalizzato fra le forze politiche ed economiche di Trieste e della regione, ma D’Agostino ha conquistato anche l’affetto e la stima della popolazione, oltre che del personale dello scalo.
Un affetto che era diventato tangibile nella parentesi della scorsa estate, quando per un cavillo burocratico l’Anac, l’Autorità anticorruzione, aveva sancito, anche se per poche settimane, la decadenza del Presidente dalla guida del Porto, scatenando manifestazioni e reazioni sdegnate da parte della città di Trieste, ma anche delle amministrazioni locali e delle forze politiche. Le cose sono state rapidamente rimesse a posto, a furor di popolo, dopo un ricorso alla giustizia amministrativa. Solo Forza Italia sembra non credere nel manager veronese, tanto da votare contro la conferma in Commissione al Senato, ma si tratta di una voce isolata in un coro di consensi.
Ora D’Agostino può continuare a guardare al futuro con numeri e progetti che sembrano non soffrire nemmeno l’impatto della pandemia. Proprio ieri la Duisburger Hafen AG, terminalista intermodale tedesco che opera a livello globale, ha acquisito il 15 per cento delle azioni dell'Interporto di Trieste: un’operazione che dovrebbe portare allo sviluppo dell’Interporto ma anche rafforzare la collaborazione dello scalo giuliano con i principali porti europei.
“Ci aspettano – ha commentato D’agostino dopo la conferma - altri quattro anni di lavoro intenso per consolidare i risultati ottenuti in sinergia con tutti gli Enti del territorio.” “Abbiamo creato un importante sistema portuale e logistico dal respiro internazionale – ha aggiunto - di cui i porti di Trieste e Monfalcone sono il motore e la rete ferroviaria e intermodale, linfa vitale. La nuova sfida sarà lavorare con un approccio sempre più innovativo, integrato e soprattutto sempre più sostenibile per un porto green che sappia creare valore e lavoro prima che nuove infrastrutture”.
Una delle sfide sarà anche quella della ripresa del dialogo con la Cina, un capitolo che sembrava essersi raffreddato negli ultimi mesi ma dal quale, anche alla luce della recente creazione di un’area di libero scambio in Asia, un porto che aspira ad essere strategico, come quello di Trieste, non può prescindere.
Alessandro Martegani