A Isola e non solo, chi non conosce Enzo Hrovatin? Uno dei pochi isolani che poteva vantare un passato da popstar con i Faraoni, uno dei gruppi pop più amati dentro e fuori i confini nazionali, che nel suo repertorio annoverava, proprio grazie a Hrovatin e al collega Pocecco, anche brani in italiano. Nel 2007 intraprese una fortunata carriera da solista, scrivendo i suoi testi anche in dialetto istro-veneto, segno del suo profondo legame con la locale minoranza italiana. Enzo Hrovatin, infatti, era parte della Comunità degli Italiani e collaborava attivamente con la CI "Pasquale Besenghi degli Ughi" e con la locale Comunità Autogestita della Nazionalità, come mentore del gruppo di chitarra e canto, ma anche come animatore delle attività culturali.
Oggi ad omaggiarlo, però, è stato il Comune di Isola che ha deciso di celebrare la sua attività di pittore. Egli, infatti, contemporaneamente alla carriera da musicista, coltivò con dedizione quella che era una sua altra grande passione: la pittura, alla quale dedicò molto del suo tempo trovando in essa, così amava dire, un alibi (titolo scelto per la mostra). Un modo di trovarsi altrove e di combattere nell'ultima parte della sua esistenza l'oscurità della malattia, attraverso il colore che nei suoi quadri riporta la luce sul nero che incombe. Una voglia di vivere che emerge prepotentemente dalla forza del suo tratto pittorico, che si staglia come materia sulla tela. Quadri pieni di vita, quindi, quelli che si possono vedere alla casa della Cultura di Isola, che rappresentano appieno la creatività di quello che molti dei presenti hanno voluto ricordare solo come Enzo.
Una bella iniziativa, piena di calore ed affetto, con una sola pecca: la quasi totale assenza dell'italiano sia nella presentazione sia nel repertorio musicale scelto, nonostante Enzo tra le tante altre cose fosse, come avete potuto capire dalla sua biografia, anche italiano. E per questo, forse, non c'è alcun alibi che tenga.
Barbara Costamagna