Dopo un anno di tira e molla, l'annullamento del decreto sul parco centrale, le sentenze della Corte costituzionale, alla fine è stato il sindaco Aleš Bržan ad indire la consultazione popolare, anche se il comune non partecipa alla campagna referendaria. Il quesito referendario al quale sono chiamati a rispondere gli aventi diritto di Capodistria domenica 10 ottobre recita "Favorevole all'entrata in vigore del Decreto sull'attuazione del piano regolatore per l'area denominata "Centro urbano Barka?".
Gli organizzatori sono 6, tra cui 3 legati ai titolari dell'area interessata, conosciuta come Toncity, zona incolta e fatiscente che si trova lungo la via Ferrara, di fronte al Tribunale. In base al decreto i proprietari potrebbero costruire 300-400 nuovi alloggi. Favorevole al piano urbanistico anche l'Iniziativa civica presente su Facebook "Mladi ZA stanovanja" "I giovani a favore degli alloggi", che così sperano di poter avere un più facile accesso alla prima casa. Una tesi questa contestata dal partito dei contrari, l'iniziativa civica "Parka ne damo" (nome solo in soveno che potremmo tradurre "Sul parco non cediamo") e l'ex sindaco di Capodistria Boris Popovič, che porta avanti la campagna sui social e nel quartier generale in Via del Porto. Secondo Popovič non verranno costruiti alloggi nè per giovani nè per famiglie, ma sarranno appartamenti di prestigio e vorrebbe che il terreno venisse adibito per altri scopi, come per esempio ad un mega parco cittadino. Il referendum abrogativo riesce se il fronte del NO ottiene circa 8500 voti.
Anche in questa campagna referendaria il bilinguismo c'è ma quasi non si vede. Alcuni manifesti sono sì perfettamente bilingui, in altri sono state tradotte alcune parole, per esempio la risposta da cerchiare o il giorno in cui si svolge il referendum, in altri ancora i caratteri dello slogan in italiano sono minuscoli, sproporzionati rispetto alla versione slovena. I pochi volantini che circolano sono solo in lingua slovena. (ld)