Neanche quest’anno la giuria ha avuto compito facile nel scegliere il vincitore di questa 21.esima edizione del Leron. La conferma ci arriva da Lorella Limoncin Toth, sovraintendente ai beni culturali per la Regione Istriana che ha affiancato l’etnologa, Lidija Nikočević, e il musicologo e compositore Massimo Brajković nella commissione giudicatrice. "Non è stato facile, i sei gruppi sono stati tutti bravi, provenienti da culture e tradizioni diverse e perciò non è stato semplice scegliere il migliore“, ci ha detto la Limoncin Toth che ci ha riassunto poi il verdetto della giuria: "Il riconoscimento per la migliore coreografia e danza tradizionale è andato al gruppo folcloristico greco di Salonicco, quello per gli strumenti popolari e l’esecuzione musicale all’ensemble polacco Banda Burek di Wišniowa mentre ai Posagnot della provincia di Treviso il premio per l’originalità e accuratezza filologica dei costumi”. Il premio principale, quello che accomuna tutte queste tre categorie è andato invece al “Bunjevačko kolo” di Subotica, associazione che raggruppa la minoranza croata in Vojvodina. “Giovani, scatenati, con costumi ricercatissimi uno diverso dall’altro, è veramente stato uno spettacolo vederli”, spiega la Limoncin Toth.
Più che soddisfatto Marin Jaramazović che guida il gruppo arrivato dalla Serbia. “Da noi in Vojvodina, patria di una quindicina di etnie diverse, la tradizione folcloristica è molto ricca“, racconta Jerazimović, soddisfatto ed orgoglioso del riconoscimento dignanese. “La Vojodina e l’Istria sono molto vicine per mentalità, apertura, multietnicità, plurilinguismo e tanto altro ancora”, afferma il responsabile del gruppo di giovani che con le loro danze, la simpatia e la vivacità hanno entusiasmato giuria e pubblico. “Rappresentare una minoranza, un gruppo etnico ci investe di maggiore responsabilità”, ci ha detto ancora Jarazimović che guida solo uno dei gruppi di “Bunjevačko kolo”, società fondata a Subotica nel 1970 e che raggruppa i cosiddetti “bunjevci”, ramificazione dell’etnia croata presente nell’area di confine serbo-ungherese e con una presenza all’incirca di 20 mila appartenenti in Vojvodina.
Lionella Pausin Acquavita