In Istria l'offerta dei prodotti alimentari legati alla tradizione pasquale e' molto ricca, dalla frutta alla verdura passando per la carne di agnello. Pero' il potere d'acquisto della popolazione e' eroso dall'impennata dei prezzi e dall'inflazione, per cui la Pasqua trascorre all'insegna dell'austerita'. Sugli scaffali dei negozi, in pescheria, in macelleria e al mercato verde in Istria non manca proprio niente a proposito dei generi alimentari legati alla tradizione pasquale. I prezzi pero' sono andati sensibilmente su' rispetto alla Pasqua di un anno fa. Le patate novelle a 1,6 euro il chilogrammo, le cipolle novelle da 2 a 2,3 euro, l'agnello da 10 euro in su, le fragole da 5,3 a 6 euro. E poi sua maesta' il prosciutto istriano alla portata di pochi fortunati: per un chilogrammo di questa delizia bisogna sborsare tra 40 e 53 euro. Si ha l'impressione che tante di queste bonta' alla fine rimarranno invendute in seguito al brutto colpo al potere d'acquisto degli Istriani e dei cittadini croati in genere, causato non solo dal carovita ma anche dall'inflazione che nel marzo scorso era del 7,3 percento, come reso noto dalla Camera di Commercio nazionale. Secondo quest'ultima la spesa pasquale di tutti i cittadini del paese risultera' pari a 213 milioni di euro, leggermente superiore in confronto alla Pasqua del 2021. Pero' va detto che un anno fa di questi tempi, la pandemia aveva determinato la contrazione delle spese su tutti i fronti. E da un sondaggio emerge che quest'anno la maggior parte degli interpellati per queste feste non intende spendere piu' di 40 euro a testa. Tornando all'inflazione, la sua crescita e' superiore dell'aumento delle paghe. Nel primo trimestre la media era di 974 euro, superiore del 4% su base annua, un aumento che, come si puo' vedere, e' minore rispetto all'inflazione. Pochissimo spazio di manovra per le spese extra dei pensionati, costretti ormai da decenni a tirare la cinghia.
Valmer Cusma