Foto: Dionizij Botter
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Fino a sabato numerosi esperti di sociologia saranno impegnati a Capodistria per discutere dei fenomeni in crescita quali la dilagante sfiducia nella scienza e il fenomeno del populismo politico. L'ascesa del populismo in un'epoca caratterizzata da continui passaggi da una crisi all'altra, ha anche alimentato nuove dimensioni della sfiducia della società nella scienza, si è sentito dire durante il convegno. Il presidente della Società Sociologica Slovena, Roman Kuhar, ha sottolineato che lo scetticismo dei discorsi populisti nei confronti delle scoperte scientifiche alimenta la sfiducia nella comunità scientifica, favorisce la diffusione di teorie del complotto, mina le condizioni per il dibattito nella sfera pubblica e, infine, ostacola le decisioni politiche che dovrebbero basarsi su discussioni argomentate, prove credibili e competenze professionali. “Questo naturalmente non significa che la scienza debba essere intoccabile e non soggetta a riflessioni critiche. Tuttavia, se le decisioni politiche si basano più sulla retorica populista che sulle conoscenze, ne risulta minacciata la sfera pubblica e, di conseguenza, anche la capacità di affrontare efficacemente le sfide sociali complesse, inclusi temi come la salute pubblica, i cambiamenti climatici, l'inclusione sociale delle minoranze e simili" ha spiegato Kuhar.

Foto: Radio Capodistria /Dionizij Botter
Foto: Radio Capodistria /Dionizij Botter

" Non direi che la scienza ha fallito, ma ci troviamo di fronte a una questione più ampia. E questa riguarda il fatto che le politiche populiste, che erano già emerse prima della pandemia di Coronavirus, anche se la crisi le ha sicuramente approfondite o ha creato ancora più spazio di manovra, abbiano stabilito una nuova situazione di sfiducia nella scienza. In questo senso, un lavoro scientifico, qualcosa che dice, per esempio, un ricercatore, viene praticamente equiparato a un'opinione su Facebook o TikTok. Questa è la domanda che ci stiamo ponendo e che abbiamo adottato come punto di partenza per l'incontro sociologico di quest'anno. Tuttavia, storicamente, non è la prima volta che si manifesta una sfiducia generalizzata nella scienza. Le critiche alla scienza sono sempre esistite, ma penso che oggi ci troviamo in una nuova situazione, proprio a causa dei social network. Bisogna discutere su come comunicare in modo adeguato, in modo che la scienza ottenga o mantenga il posto che le spetta. Con ciò vogliamo richiamare l'attenzione su problemi sociali più ampi legati a questa situazione. Perché, se le decisioni politiche si basano su valutazioni non qualificate, naturalmente questo può avere conseguenze negative per la coesione della società, per il rapporto con le minoranze sociali, per le più varie questioni sociali. E in questo senso, non si tratta solo di chiedersi cosa ci sia successo come scienziati, ma cosa sta accadendo alla conoscenza che produciamo, perché questa ha fondamentalmente lo scopo di migliorare la vita, in termini generali. In breve, il benessere dell'essere umano è ciò a cui la scienza aspira".

Dionizij Botter