Il premier italiano Mario Draghi, dopo la richiesta da parte del Vaticano di rivedere il ddl Zan, ha spiegato che il governo non entra nel merito della discussione, che verrà affrontata nel Parlamento. Ad ogni modo, ha precisato Draghi, l'ordinamento italiano contiene tutte le garanzie per rispettare gli impegni internazionali, tra i quali il concordato.
La segreteria di Stato del Vaticano, con una nota, aveva verbalizzato all'ambasciata d'Italia presso la Santa sede che alcuni contenuti dell'iniziativa legislativa del ddl Zan, "particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi 'fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere' - avrebbero l'effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario". La nota evidenzia che "ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina" Il testo si conclude con e parole: "Tale prospettiva è infatti garantita dall'Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana di Revisione del concordato lateranense, sottoscritto il 18 febbraio 1984'".
Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, era intervenuto sulla questione, affermando: "Il Parlamento è sovrano, i parlamentari decidono in modo indipendente quello che vogliono votare. Il Ddl Zan è già passato alla Camera e adesso è in Senato, noi come Parlamento non accettiamo ingerenze. Il Parlamento è sovrano e tale rimane sempre".
Davide Fifaco