Non è un bavaglio, ma una vera e propria censura: è stata immediata e durissima la reazione delle organizzazioni dei giornalisti italiani, Federazione Nazionale della Stampa e Ordine dei giornalisti, all’approvazione da parte della Camera dell’emendamento alla legge di delegazione europea che introduce il divieto di pubblicazione “integrale o per estratto” del testo dell’ordinanza di custodia cautelare.
Il testo, approvato dalla Camera, e giunto fra l’altro a pochi giorni da una manifestazione dei giornalisti a Roma proprio su questi temi, punta a modificare l’articolo 114 del codice di procedura penale prevedendo, “divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. Di fatto si blocca la possibilità per i giornalisti di fornire informazioni su eventuali arresti fino alla fine delle indagini preliminari: per fare un esempio concreto, se la norma fosse già in vigore, non sarebbe stato possibile fornire né il nome né i particolari sull’arresto di Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin.
La norma (approvata con i voti della maggioranza di centro destra e di Italia Viva e Azione), punta però soprattutto, ricordano i giornalisti, a proteggere i potenti, a danno della libertà d’informazione e della democrazia: una vera e propria censura.
Proprio questa mattina c’è stata una riunione urgente della Giunta esecutiva del sindacato per pianificare una serie di azioni di sensibilizzazione a partire dallo sciopero, ma anche dei presidi di fronte alle sedi istituzionali, e una campagna informativa che faccia prendere coscienza a cittadini e colleghi della gravità del percorso imboccato con il provvedimento che dovrà passare anche al Senato.
La Fnsi, con la segretaria Alessandra Costante, si è appellata direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo al Capo dello Stato di non firmare il provvedimento qualora fosse approvato in via definitiva. Si tratta di “una legge che – ha detto Costante - potrebbe essere fonte di immani distorsioni dei diritti”.
Giovedì 28 dicembre la Federazione nazionale della Stampa ha già deciso di non partecipare alla conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni, “espressione – dice una nota - di una maggioranza che vuole stringere il bavaglio intorno all'informazione”. Ci sarà invece una protesta simbolica a Roma, la prima di una serie di azioni che dovranno portare allo sciopero generale “contro la censura di Stato e per rivendicare l'identità e la dignità della professione”.
Alessandro Martegani