La campagna vaccinale in Italia prosegue, ma come spesso accade la burocrazia si mette in mezzo alle ruote del sistema creando incongruenze e problemi ai cittadini.
Questa volta a farne le spese, insieme ad altre categorie fragili, sono alcuni iscritti all’Aire, l’Anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero, che per motivi diversi si trovano attualmente in Italia. Alcuni di essi, anche volendo, non possono tornare nei loro paesi di residenza, ma benché siano cittadini sulla carta come tutti gli altri la legge italiana non gli concede il diritto a vaccinarsi. La normativa, infatti, prevede che possano iscriversi al servizio sanitario nazionale solo per 90 giorni, senza quindi la possibilità di possedere un medico di base e nel caso specifico di usufruire della vaccinazione anti-Covid.
Centinaia, se non migliaia, probabilmente le persone che attualmente si ritrovano risucchiate in questo limbo, nonostante alcuni di essi contribuiscano addirittura all’erario statale come possessori di immobili sul suolo italiano.
A livello parlamentare la questione è stata già sollevata nel mese di gennaio dalla deputata del Pd Francesca La Marca con un’interrogazione al ministro della Salute Roberto Speranza, nella quale insieme alla collega Angela Schirò, si chiedeva di prevedere la vaccinazione anche dei connazionali residenti temporaneamente in Italia, secondo una tempistica da definire con le varie regioni.
Purtroppo la crisi di governo ha messo in secondo piano questa richiesta, che tocca però un punto fondamentale, quello del diritto alla salute di tutti i cittadini senza distinzioni, e la garanzia tra l’altro dell’efficacia della campagna vaccinale in corso.
Barbara Costamagna