Dopo gli autovelox, bloccati in tutta la penisola dopo le modifiche al Codice della strada introdotte dal governo, che ne limitano l’uso e obbligano i comuni a segnalarne la presenza, una decisione in senso contrario arriva dalla Corte di Cassazione per quanto riguarda gli alcol test.
Sulla lotta alla guida in stato di ebbrezza il governo italiano ha dato un giro di vite, organizzando veri e propri blocchi stradali in cui vengono sistematicamente esaminati i guidatori di tutte le automobili di passaggio con alcool test portatili, ma secondo la Corte di Cassazione alle forze dell’ordine potrebbe non essere necessario uno strumento tecnologico per decidere se un guidatore ha bevuto o meno.
La notizia è stata riportata dal Messaggero di Roma: secondo la decisione Cassazione, che ha respinto il ricorso di un automobilista di Brescia che era stato condannato dopo essersi rifiutato di fare il test, sarebbero infatti sufficienti le testimonianze degli agenti, l'odore dell'alcol, ma anche la manifesta incapacità di chi è alla guida a rispondere alle domande, “lo stato comatoso e di alterazione manifestato alla vista degli operanti riconducibile ad un uso assai elevato di bevande alcoliche”, per provare lo stato di ebbrezza, e il giudice, per la condanna, può basarsi sulle valutazioni della Polizia stradale, senza un riscontro oggettivo sul tasso alcolemico.
L'esame strumentale – spiega la Corte - non costituisce una prova legale, e l'accertamento della concentrazione alcolica può avvenire in base ad elementi sintomatici per tutte le ipotesi di reato previste dal Codice della strada in caso di guida in stato ebbrezza.
Si tratta di una sentenza che potrebbe aprire la strada a una serie di condanne senza riscontri oggettivi e valutazioni mediche, proprio mentre il Governo ha inasprito le sanzioni contro la guida in stato di ebbrezza, con sospensioni della patente fino a due anni e l’obbligo d’installare in macchina l'alcolock, dispositivo che impedisce l'avvio del motore in caso di rilevamento di un tasso alcolemico superiore a zero, il tutto in seguito a una condanna che potrebbe esser basata sulla sola valutazione da parte degli agenti, che, per quanto esperti, non sono dei sanitari e quindi non hanno competenze per valutare se un comportamento sia dovuto all’alcol o ad altri motivi clinici.
Alessandro Martegani