“Il Santo Padre ha chiesto al Dicastero per la Dottrina della Fede di esaminare il caso di padre Marko Rupnik e ha deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo”.
Queste parole, contenute in un comunicato della sala stampa della Santa sede, riaprono il caso di padre Marko Rupnik, prete sloveno, teologo, mosaicista e predicatore, direttore dell’Atelier Centro Aletti di Roma, denunciato lo scorso dicembre per abusi che sarebbero stati perpetrati su diverse donne, suore e laiche, alcuni anni fa.
Proprio la distanza temporale dei fatti denunciati avrebbe potuto far scattare la prescrizione, ma il Papa, che un mese fa aveva anche ricevuto alcune delle donne che avevano denunciato i fatti, ha deciso di fare una deroga, per consentire che il religioso fosse sottoposto a processo.
La decisione, spiega il comunicato, giunge dopo le segnalazioni inviate nel mese di settembre dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori al Papa , in cui si segnalavano “gravi problemi” nella gestione del caso Rupnik e “la mancanza di vicinanza alle vittime”. “Il Papa – aggiunge la sala stampa Vaticana - è fermamente convinto che se c’è una cosa che la Chiesa deve imparare dal sinodo, è ascoltare con attenzione e compassione coloro che soffrono, soprattutto coloro che si sentono emarginati dalla chiesa”.
Rupnik era stato “dimesso” lo scorso giugno dalla Compagnia di Gesù, e di cui fa parte anche lo stesso Francesco, per fatti di “violenza psicologica, abuso di coscienza, abuso nell'ambio sessuale e affettivo, abuso spirituale”, che sarebbero stati compiuti nell’arco di trent’anni. Poco prima aveva inviato una lettera a monsignor Jurij Bizjak, vescovo di Capodistria, sua diocesi di origine, chiedendo di essere accolto “ad experimentum”.
Una richiesta che, dopo non pochi dubbi, era stata accolta, anche grazie al parere del nunzio apostolico in Slovenia, monsignor Jean-Marie Speich, che avrebbe sottolineato come al momento non ci siano condanne.
Il vescovo di Capodistria si sarebbe anche consultato il cardinale vicario Angelo De Donatis ed il suo canonista Giacomo Incitti, che avevano effettuato una visita ispettiva al Centro Aletti, sollevando dubbi sulla fondatezza delle accuse.
Una linea che aveva fatto pensare alla volontà del vaticano di sgonfiare il caso, ma che sembra invece andare ora in tutt’altra direzione, allineandosi perlomeno in parte alla posizione dei Gesuiti che avevano invece espulso subito padre Rupnik.
Alessandro Martegani
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