Una bomba esplode nel parcheggio del palazzo della NATO a Bruxelles durante le vacanze di Capodanno. Non ci sono stati feriti, ma questo episodio dà il via alle indagini che accompagnano il lettore tra i fumosi meandri dei rapporti tra politica e mafie, la cui influenza si fa sentire ormai da anni anche nei paesi del nord Europa. Così la giornalista e scrittrice slovena Mojca Širok chiude il suo viaggio nella criminalità organizzata europea e ci porta in Belgio, dove le narcomafie da decenni la fanno da padrone; a partire dai docks del porto di Anversa per giungere nel cuore dell'Europa rappresentato dal quartiere europeo di Bruxelles.
"Io sono andata a lavorare come inviata della RTV Slovenia a Bruxelles poco prima della pandemia", racconta la Širok, "e quindi ho avuto la possibilità di conoscere meglio non solo le istituzioni europee ma anche il Belgio e di scoprire il fenomeno delle narcomafie e la loro presenza capillare nel paese; perciò, quando ho cercato gli spunti per finire questa trilogia, ho trovato in ciò una fonte di ispirazione ".
La Širok ha scelto, infatti, di usare la fiction per raccontare il mondo della criminalità organizzata che conosce grazie al suo lavoro decennale di giornalista. "Esiste, però, un confine netto tra il mio lavoro di giornalista e quello di scrittrice", spiega, "non mi sono mai permessa di mischiare i miei servizi con i miei scritti di letteratura. Ho al massimo preso spunto dalle vicende che ho affrontato per lavoro, per poi costruire un mondo immaginario".
La fiction diventa, però, uno strumento efficace per denunciare la presenza ormai capillare delle mafie sul Continente, con una narrazione avvincente che attraverso personaggi e situazioni di fantasia si avvicina alla realtà senza alcun moralismo, ma solo con la volontà di raccontare i tempi in cui noi tutti viviamo e quel sottobosco criminale che è più vicino a tutti noi di quanto si possa immaginare.
Barbara Costamagna