L'incontro organizzato dall'Associazione per i valori dell'indipendenza slovena (VSO) ha permesso ad alcuni protagonisti di quella stagione - Alojz Peterle, Dimitrij Rupel, Janez Janša, Igor Bavčar, e Janez Podobnik - di condividere alcune riflessioni per dare una prospettiva di eventi storici che sembrano lontani anni luce, eppure possono ancora offrire degli spunti per il presente.
Secondo Peterle, che guidò il primo governo della Slovenia indipendente, le preoccupazioni che 35 anni fa erano rivolte verso l’esterno sono ora catalizzate sulla scena nazionale, carica di tensione e incertezza. Più ampio e dedicato al contesto internazionale lo spunto di Rupel. L’ex ministro degli Esteri ha detto che si è ormai esaurita la spinta che ha permesso alla Slovenia di entrare a far parte delle istituzioni euro-atlantiche. La curva della storia ha preso una piega della quale difficilmente si riescono a definire i contorni, per questo “trattiene il fiato", ha aggiunto. Per Janša l’esperienza di Demos offre alcune lezioni per il presente e per il futuro. Da giornalista a ministro della Difesa, l’ex premier ha ricordato l’unione di intenti di quella stagione, accompagnata dalla consapevolezza che "nulla accade senza le persone, ma nulla dura senza le istituzioni", il cui compito era ed è di garantire le libertà politiche fondamentali. E sull’importanza delle istituzioni ha insistito anche Bavčar, critico soprattutto verso la mancanza di esperienza nella gestione di un paese. Podobnik, unico dei relatori a non aver avuto ruoli nel governo Peterle, ma parlamentare nella prima legislatura, si è detto convinto che lo spazio politico sloveno abbia bisogno di trarre ispirazione dai modelli e dai metodi di Demos. Una risposta indiretta anche all’ex presidente Milan Kučan, che nei giorni scorsi ha chiuso ogni spazio a una possibile grande coalizione. Una dimostrazione plastica, secondo Rupel, di fuoco amico, ovvero del nemico interno così come, 35 anni fa, esisteva quello esterno.
Valerio Fabbri