Insieme ad Alojz Gangle, Josip Urbanija, Alojzij Repič, Svetoslav Peruzzi e Fran Berneker, Ivan Zajec appartiene alla generazione dei primi scultori sloveni moderni che misero la loro patria sulla mappa dell'arte europea alla fine del XIX secolo a Vienna
Le opere di Zajec comprendono monumenti pubblici, lapidi, sculture ecclesiastiche e architettoniche, nonché ritratti, motivi allegorici e di genere, ma la sua vasta opera scultorea - ad eccezione del monumento a Prešeren - non ha ancora ricevuto uno studio approfondito.
Educato dapprima nella bottega del padre, Franc Ksaver Zajec, il primo scultore sloveno di formazione accademica, grazie alla generosità di una parente benestante Ivan Zajec andò prima a studiare all'Accademia di Vienna, per poi trasferirsi a Monaco e, di lì, si spostò a Parigi per proseguire gli studi presso un'accademia d'arte privata. Fu grazie a questa buona istruzione che ottenne conoscenze tecniche e artigianali, ben visibili nella lavorazione dei dettagli e nella sapiente manipolazione dei vari materiali.
Il tragico terremoto che colpì Lubiana nel 1895 gli offrì la possiblità di lavorare nella ricostruzione della città natale. Ma è stato senza dubbio il monumento di Prešeren a rappresentare un punto di svolta nella sua vita e nella sua opera.
Dall'ideazione all'esecuzione finale trascorsero sei anni, poiché dovette modificare più volte l'opera, senza riuscire a soddisfare tutti, al punto che dopo l'installazione l’opera fu travolta da una dura critica che si trasformò in aspro dibattito politico. Le recensioni negative prevalsero, provocando nell’artista un dolore tale che non ne volle mai parlare, nemmeno in occasione del premio Prešeren, ricevuto nel 1950, due anni prima della morte. Oltre a Lubiana, Vienna, Monaco e Parigi, Zajec visse e creò anche a New York, Trieste, Dubrovnik, Londra e Roma, da dove fu internato in Sardegna come cittadino austriaco durante la Prima guerra mondiale. Ritornato in patria nel 1919, si stabilì definitivamente nella capitale fino alla sua morte.
La mostra è accompagnata da un catalogo in cui Mateja Breščak, oltre alle opere esposte e documentate, presenta dettagliatamente la vita e l'opera dell'artista.
Valerio Fabbri