Interpretando le contraddizioni di quel Novecento russo in cui il sistema politico agiva soffocante, ma il mondo artistico esprimeva enormi risorse e potenzialità Bulgakov immagina ne “Il Maestro e Margherita” che Satana, ossia Woland, arrivi con il suo seguito nella Mosca degli anni Trenta e vi porti scompiglio. Come nel romanzo, due sono i piani narrativi che si intrecciano: la storia d’amore contemporanea nella Mosca di primo Novecento fra il Maestro e Margherita e sul piano storico i fatti accaduti a Gerusalemme nel 33 d.C. culminati con la condanna di Gesù da parte di Ponzio Pilato. Un sapiente gioco di porte dal ritmo incalzante permette i rapidi cambi di scena, dove il personaggio chiave di Woland-Satana interpretato da Michele Riondino, che ricorderemo nella serie televisiva Il giovane Montalbano incontra con il suo seguito i tanti sfortunati protagonisti che si susseguono sul palcoscenico. Bene e male, colpa e innocenza, illusione e verità tutti i temi che l’uomo cerca di studiare, catalogare, inquadrare sono destinati al fallimento data la piccolezza dell’essere umano al confronto con il Mistero. Da qui la necessità del soprannaturale nell’ardua scelta tra il bene e il male. Non è però affatto scontato che il “bene” sia la scelta migliore. Anche nell’adattamento teatrale di Letizia Russo del romanzo di Bulgakov, si passa dal registro comico al risvolto tragico e ci si muove sempre sulla soglia dell'impossibile. A volte si ride, a volte si piange, spesso si ride e piange nello stesso momento, ma sempre si vive. Repliche al Politeama Rossetti fino a domenica16 dicembre con la recita pomeridiana.