Slavenka Drakulić, nata a Fiume, è diventata nota negli anni Novanta per il suo "Balkan Express" e per altri libri, tradotti in molte lingue, in cui ha raccontato con disincanto la disgregazione della Jugoslavia, devastata dal nazionalismo e dalle guerre civili. Successivamente ha pubblicato saggi e romanzi sui processi all'Aja e sugli stupri etnici in Bosnia. Ma nell'ultimo decennio si è dedicata anche alla narrativa biografica, con una trilogia in cui ha indagato la storia di altrettante donne che furono compagne di uomini
importanti, tutte imprigionate nel ruolo subalterno di personalità straripanti. Donne in ombra. "Il letto di Frida" era il ritratto della pittrice messicana Frida Khalo, "Mileva Einstein" quello della prima moglie dello scienziato Premio Nobel. Ultimo in ordine di tempo ad essere tradotto in Italia è "Dora e il Minotauro", appena uscito da Bottega Errante, casa editrice udinese specializzata nelle letterature dell'Est Europa (traduzione di Estera Miočić), in cui la scrittrice dà voce ai pensieri e ai ricordi di Dora Maar, amante e musa di Picasso che la ritrasse più volte, ma anche straordinaria artista in proprio. Il romanzo si presenta sotto forma di un diario in cui la fotografa surrealista di origini franco-croate, nata Thoedora Markovitch, ripercorre la propria vita dopo la traumatica separazione dal grande pittore, da cui non si sarebbe mai ripresa. Si erano conosciuti a Parigi nel 1936 e rimasero insieme fino a quando, sette anni dopo, entrò in scena la giovanissima Françoise Gilot, l'unica delle molte donne di Picasso che osò lasciare il maestro.
Come spiega la stessa Drakulić, il libro affronta il tema sempre attuale del rapporto uomo-donna, così come alcuni aspetti della psiche femminile che portano la protagonista a rinunciare a sé stessa e alla propria arte per abbandonarsi completamente all'ego crudele di Picasso. Il titolo riprende quello di un'opera di lui, "Dora e il Minotauro", realizzata all'inizio del rapporto fra i due, che esprime simbolicamente la natura del loro legame: Dora sacrificata al Minotauro, come titolarono i giornali quando la Maar si spense, novantenne, nel 1997.
Ornella Rossetto