Piovono reazioni e dichiarazioni di ogni genere e categoria, dunque, in Croazia che si risveglia confusa dalla mossa di Milanović. Se da una parte - fondamentalmente nel centro sinistra – c’è soddisfazione per una decisione ritenuta “coraggiosa e indispensabile per il bene della nazione”, dall’altra - il centro destro - è oltremodo critico, reputandola “un oltraggio alla Costituzione e alle regole democratiche del paese”. “è un attacco alla regolare prassi politica, un tentativo per destabilizzare il paese”, ha detto il premier Plenković, secondo il quale il 17 aprile prossimo la Croazia celebrerà non le elezioni che sono la più alta espressione della democrazia bensì la giornata mondiale del circo. Posizione condivisa dalla stampa vicina al HDZ dove si rileva che Milanović ha sfruttato un vuoto legislativo che sta ora mettendo in pericolo la Croazia e dove si fa affidamento alla Corte Costituzionale chiamata a esprimersi su una serie di punti controversi. Nessuno nega a Milanović il diritto di candidarsi, ma - questa l’opinione- avrebbe dovuto prima dimettersi dall’attuale incarico. Intanto la richiesta di un giudizio immediato dei giudici costituzionalisti arriva pure dal Comitato centrale del Partito socialdemocratico, in riunione a Zagabria. “Si pronuncino quanto prima”, ha detto il leader SDP Peđa Grbin che ieri ha investito Milanović di una candidatura che, inizialmente, era sua. Milanović che naturalmente è intervenuto alla seduta ha spiegato nei dettagli le ragioni della sua scesa in campo. “Non l’avrei pensato due mesi fa ma le circostanze sono cambiate”, ha detto riferendosi alla nomina del controverso Turudić a procuratore di stato. “Non entro in conflitti senza pensare, ma qui non ho avuto scelta perché dobbiamo impedire questo scempio della democrazia e del rispetto delle sue istituzioni”, ha aggiunto il presidente croato che ha definito falso e ipocrita il richiamo alla Costituzione e alle leggi da parte di chi le ha costantemente violate negli ultimi anni.
Lionella Pausin Acquavita