Per il capo dello stato Milanović -che solo qualche giorno fa ha disdetto la sua partecipazione alla cerimonia in ricordo dei 28 anni dell’ operazione Maslenica, perché nella lista dei presenti figuravano pure alcuni reparti del HOS- non ci sono dubbi che il paese dovrebbe adottare la prassi tedesca e una normativa rigorosa in materia di divieti e sanzioni circa la propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale e etnico o l’ esaltazione di esponenti, principi ,fatti o metodi legati al regime di Ante Pavelić. Il saluto ustascia “Za dom spremni - Per la patria pronti” va debellato e perciò- dice il presidente- cancellato pure dalle divise delle Forze di difesa croate conosciute come HOS per l’ appunto. Milanović ha dichiarato senza mezzi termini che non ha partecipato e neanche in futuro intende partecipare a cerimonie in presenza di simboli e messaggi d’odio. All’osservazione che quelli del HOS sono stati legalmente registrati il presidente croato ha risposto “si è trattato di un errore compiuto venti anni fa, che va corretto, rimediato”. Meno concreto invece il presidente del Parlamento Jandroković . Egli ritiene che il simbolo dei reparti che hanno dato un grande contributo nella guerra patriottica e la rievocazione del NDH, lo stato fantoccio di Pavelić siano due cose del tutto diverse. Ogni forma di esaltazione di quel regime va perseguita penalmente ma non può venir trattato allo stesso modo il logo di quanti hanno combattuto per la Croazia indipendente. “Se ad una cerimonia vengono ricordate i morti che con quella scritta hanno combattuto dal 1991 al 1995 allora non si celebra il regime ustascia, ma si ricordano le giovani vittime dell’ ultimo conflitto” ha detto Jandroković.
Lionella Pausin Acquavita