Un'iniziativa che sembra essere sostenuta da gran parte dei partiti dell'arco parlamentare con unico -assolutamente - contrario all'introduzione del servizio militare obbligatorio il "Možemo/Possiamo". "Se c’è la necessità di formare i cittadini allora questo deve avvenire attraverso il sistema di protezione civile che va rafforzato in modo da farli acquisire le competenze basilari di pronto soccorso, antincendio e difesa dalle calamità naturali", dicono gli esponenti della piattaforma di sinistra. I social democratici, con in testa Franko Vidović che presiede il comitato difesa del Sabor reputano positiva l' idea considerando le mutate circostanze di sicurezza internazionale e il problema della carenza di quadri, anche quelli volontari, nell' Esercito croato. Favorevoli all'idea di sviluppare l'attuale sistema con 20 mila soldati professionisti e dai 60 ai 70 mila in riserva, riserva che deve esistere, rifornirsi ed essere costante, i rappresentati SDP chiedono comunque al governo una strategia chiara perché dicono "possiamo confondere i nemici, non anche i nostri cittadini". Della stessa opinione pure le formazioni di destra che si dichiarano propensi alla "mini naja", ma non anche del percorso per la sua introduzione che - dicono- non può essere fatto da un giorno all' altro e soprattutto quando si è già entrati in campagna elettorale per europee, parlamentari e presidenziali. Ricordiamo che l'informazione sull'introduzione del servizio militare breve è stata pubblicata da alcuni giornali croati che hanno riferito dell'incarico che il premier Andrej Plenković ha assegnato al ministro della difesa Ivan Anušić, invitato ad elaborare in tempi brevi le modalità di addestramento obbligatorio dopo la scuola media superiore e indirizzato a una formazione in pronto soccorso, maneggio delle armi, protezione nucleare e chimica.
(lpa)