Trieste sempre più nel circuito delle grandi mostre: dopo Escher, Banksy, i Macchiaioli, Ligabue, il nome forse più eclatante, amatissimo dal pubblico, quello di Vincent Van Gogh. Con la cosiddetta "mostra dei record", visitata in pochi mesi a Roma da 600.000 persone.
Nelle sale del Museo Revoltella cinquanta capolavori ripercorrrono i momenti salienti del breve ma intenso percorso dell'artista: gli esordi olandesi, l'arrivo a Parigi, il soggiorno ad Arles, il ricovero in manicomio vicino a Saint Remy, gli ultimi mesi trascorsi ad Auvers Sur Oise dove, nel 1890, pose fine alla sua esistenza, a soli 37 anni.
Pittore dei poveri e degli ultimi, ritrae spesso minatori, contadini, donne al lavoro. In mostra opere iconiche come "Il seminatore" o "Il giardiniere" ma anche molti disegni. E in via eccezionale si ricongiungono i ritratti dei coniugi Ginoux, i proprietari del caffè frequentato da Van Gogh ad Arles, l'uno conservato al Kroller-Mueller Museum di Otterlo, che ha prestato quasi tutte le opere, l'altro alla Galleria Nazionale di Roma.
L'esposizione, promossa dal Comune di Trieste, è prodotta da Arthemisia. Abbiamo sentito una delle curatrici, Maria Teresa Benedetti:
"Ci sono i primi cinque anni della sua esistenza, tutta rivolta alla vita degli umili e c'è una spiritualità molto forte. Poi c'è il periodo in cui trionfa il colore, con il trasferimento di Van Gogh a Parigi, dove scopre l'arte contemporanea e comincia a sperimentare anche la possibilità di raccontare la bellezza, il colore, la luce. Tutte queste cose hanno nutrito la seconda parte del suo lavoro, che è anche quella che ci rapisce di più."
La mostra si visita al Museo Revoltella, a Trieste, fino al 30 giugno.