L'accordo sulla Brexit a grandi linee è stato definito - così titola il Financial Times, citando il capo negoziatore Ue Michel Barnier, secondo il quale manca soltanto l'appoggio politico. Al momento, tra le poche questioni ancora irrisolte, c'è quella legata al confine Irlanda - Irlanda del Nord, si legge nel comunicato del Consiglio europeo che riporta le informazioni rese dallo stesso Barnier agli altri 27 Paesi. Ma è proprio la questione politica del confine tra le due Irlande a frenare l'accordo e a rendere le notti insonni sia a Londra che si separa dall'Unione europea sia a Bruxelles.
La domanda di fondo è se la premier Teresa May ha determinazione di proporre e imporre un accordo al suo governo e alla sua maggioranza. La data del 29 marzo 2019 si avvicina inesorabilmente e sul futuro dei sudditi di sua Maestà pesano gli interrogativi, l'uscita dall'Unione Europea sarà indolore o rappresenterà un KO duro da digerire e soprattutto getterà nel panico i mercati?
In apprensione in particolare è quella metà dei britannici che al referendum per la Brexit del giugno 2016 si sono detti favorevoli ed ora sono animati da ripensamenti. Ma un secondo voto non ci sarà, la May non lo vuole. Se poi il parlamento dovesse bocciare l'accordo raggiunto dalla premier con Barnier, l'opposizione laburista chiederà nuove elezioni politiche, che aprirebbero nuovi scenari.