Il presidente russo Vladimir Putin ha poco fa aggiornato la propria dottrina nucleare, ampliando le circostanze che potrebbero giustificare un attacco nucleare anche in risposta a minacce convenzionali. Si tratta di misure che, secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, mirano a proteggere la sovranità nazionale e rappresentano una risposta alle crescenti pressioni internazionali. Una decisione presa anche in seguito alla scelta degli Stati Uniti di autorizzare Kiev all'utilizzo di missili a lungo raggio di produzione americana per colpire la Russia. In questi mille giorni sono stati lanciati oltre 2.500 missili e droni contro la capitale ucraina con oltre 1.300 allerte aeree. Nonostante le sofferenze, il popolo ucraino è tornato a riaffermare la propria determinazione a non sottomettersi mai agli occupanti. "L'esercito russo sarà punito per le sue violazioni del diritto internazionale", ha scritto oggi sulla piattaforma X il Ministero degli Esteri ucraino. La comunità internazionale continua intanto a sostenere Kiev. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha rinnovato l'impegno dell'Ue verso il Paese, sottolineando che l'aiuto da parte degli alleati non verrà meno. "Promettiamo che vi resteremo accanto per tutto il tempo necessario", ha affermato, spingendosi ad assicurare che il Paese farà presto parte dell'Unione europea. Parole di sostegno sono arrivate anche dal presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui l'Unione europea continuerà a stare al fianco dell'Ucraina e del suo popolo, per garantire il trionfo della libertà, della pace e della giustizia. AI messaggi di solidarietà si è unita anche la Slovenia, ricordando i mille giorni di ribellione e coraggio in cui l'Ucraina ha combattuto per la difesa dell’integrità territoriale e la pace. Ad esprimere la speranza che la guerra possa concludersi già entro il 2025 è stato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sottolineando che ciò potrà accadrà solo quando l’Ucraina sarà pronta a negoziare da una posizione di forza. Un'apertura in questo senso è arrivata anche dal Cremlino, secondo cui se il neoeletto presidente statunitense Donald Trump sarà disposto ad ascoltare le ragioni e le preoccupazioni della Russia, Mosca sarà disponibile ad avviare un dialogo per raggiungere al più presto la pace.
M.N.